Sono ormai passati 67 anni da quel tragico giorno di marzo in cui il jazz perse uno dei suoi più grandi talenti: Charlie Parker. Per tutti noi appassionati che abbiamo avuto la fortuna di ammirare il suo estro geniale, quel giorno rappresenta ancora una ferita aperta. Con il soprannome affettuoso di “Bird”, Parker è stato un rivoluzionario capace di rinnovare in maniera assolutamente radicale il linguaggio del jazz.
Nato a Kansas City nel 1920, Bird crebbe in un ambiente musicalmente fertile. Negli anni ’20 e ’30 la città del Missouri era il centro pulsante del genere, grazie alle orchestre che animavano i suoi locali leggendari come il Sunset Cabaret o il Reno Club. Fu in quel contesto che lo stile swing di big band come quelle di Bennie Moten e Jay McShann influenzò il giovane Charlie, che tuttavia fin da subito mostrò una personalità non convenzionale.
Agli inizi degli anni ’40 Parker si trasferisce a New York, dando inizio alla sua escalation meteorica. Il fulcro di questa rinascita fu la collaborazione con Dizzy Gillespie durante le rivoluzionarie jam session al Minton’s Playhouse di Harlem. Fu lì che nacque il bebop, uno stile assai più veloce e ricercato rispetto allo swing. Ben presto Parker divenne uno dei pilastri della scena musicale newyorkese, suonando regolarmente presso l’ interval club assieme a giganti come Thelonious Monk e Bud Powell.
Fu proprio in questi anni che Parker diede alla luce capolavori senza tempo come “Billie’s Bounce” e “Ornithology”.
“Ornithology” è sicuramente uno dei brani più celebri e rappresentativi composti da Charlie Parker. Registrato per la prima volta nel 1946, è rimasto nella storia del jazz come capolavoro che ben rappresenta il genio creativo rivoluzionario di Parker.
Il titolo originale del pezzo era “Ko Ko”, ma venne poi rinominato “Ornithology” dalla casa discografica per temi di copyright. La composizione presenta una veloce progressione armonica in tempo bebop basata sullo standard “How High the Moon”.
Ma è soprattutto il leggendario assolo di Parker al centro del brano ad averlo reso iconico. Il fraseggio luminoso del sassofono dimostra la straordinaria padronanza tecnica di Parker, con improvvisazioni ricche di nuove soluzioni ritmiche e melodiche. Il suo modo di “cantare” attraverso lo strumento raggiunge vette di lirismo ed espressività mai sentite prima.
Questo assolo rivoluzionario, che rompeva totalmente con gli schemi musicali dell’epoca, è considerato un vero e proprio manifesto del bebop. Con la sua esecuzione Parker dimostrò di aver spinto oltre i limiti le potenzialità tecniche ed espressive del sassofono. “Ornithology” rimane ancora oggi una pietra miliare della storia del jazz, a simboleggiare il genio trailblazer di Bird.
Ascoltare oggi quegli storici assoli lascia ancora a bocca aperta per la freschezza rivoluzionaria del suo fraseggio lirico, ricco di sincopi e di ardite soluzioni armoniche mai sentite prima. Il suo controllo tecnico aprì nuove strade espressive per il sassofono, sino ad allora considerato uno strumento meramente ritmico.
Purtroppo, insieme al genio Parker covava un lato oscuro. Fin dagli esordi cadde in un vortice autodistruttivo di droghe ed alcol che aggravò nel tempo le sue precarie condizioni di salute. Nonostante i problemi fisici, continuò a comporre capolavori sino all’ultimo, come il meraviglioso brano “Donna Lee”.
Il tragico epilogo arrivò il 12 marzo 1955, giorno in cui la notizia della morte di Parker a soli 34 anni gettò nello sconforto milioni di appassionati in tutto il mondo. La sua dipartita lasciò un vuoto incolmabile, ma allo stesso tempo la sua lezione musicale fu seminale per la nascita del cosiddetto “jazz moderno”, ispirando mostri sacri come Miles Davis e John Coltrane.
A 67 anni di distanza, ascoltare uno degli assoli di Bird lascia ancora esterrefatti. La modernità rivoluzionaria del suo stile rimane senza tempo, a dimostrazione del fatto che un vero genio come Charlie Parker saprà vivere in eterno attraverso la sua arte unica e inimitabile. Per me, e per tutti gli amanti del jazz, Charlie “Bird” Parker rimarrà per sempre una leggenda immortale.