“Ricerca, curiosità, approfondimento”, queste erano tre parole con cui Siani identificava l’essenza del giornalismo».
Giancarlo Siani nasce a Napoli il 19 settembre 1959 al Vomero e frequenta il Liceo classico Giovan Battista Vico diplomandosi con il massimo dei voti. Iscrittosi all’Università partenopea, inizia immediatamente la propria attività giornalistica dedicandosi principalmente alle condizioni sociali delle zone più emarginate della città.
In una delle sue inchieste più celebri, Siani denuncia le connivenze tra la mafia siciliana di “Cosa nostra” e la famiglia dei Nuvoletta, ipotizzando altresì l’accordo con il clan Bardellino della “Nuova famiglia” per detronizzare il boss Valentino Gionta, allo scopo di porre fine alla lotta tra le famiglie appartenenti alla camorra partenopea, la pubblicazione dell’inchiesta a seguito dell’arresto di Gionta suscitò l’ira dei Nuvoletta .…A condannarlo a morte erano state le ricerche che stava conducendo sulla ricostruzione seguita al terremoto dell’80, le inchieste sul grande business degli appalti che aveva gonfiato le tasche dei politici, imprenditori e soprattutto camorristi. A condannarlo a morte furono infine quelle quattromila battute pubblicate sul Mattino del 10 giugno 1985, in cui Siani avanzava l’ipotesi che l’arresto di Valentino Gionta fosse il prezzo pagato dai Nuvoletta per evitare una guerra con il clan di Bardellino
Durante l’agosto 1985, la camorra decise di uccidere il giornalista. Una sera del 23 settembre 1985, un commando di killer appostatosi nei pressi dell’abitazione di Giancarlo Siani; appena il giornalista fece ritorno a casa, a bordo della propria Citroen Mehari, fecero fuoco colpendolo più volte al volto. Gli esecutori materiali e i mandanti dell’omicidio sono stati assicurati alla giustizia e condannati all’ergastolo dalla Corte di Assise di Napoli nel 1997.