Era giunta l’ora di resistere; era giunta l’ora di essere uomini: di morire da uomini per vivere da uomini.”
(Piero Calamandrei)
Oggi, 25 aprile, è l’anniversario della liberazione d’Italia, ricorrenza conosciuta anche come festa della Liberazione, che celebra, appunto, la liberazione del nostro Paese dall’occupazione nazista e dal regime fascista. Il 22 aprile del 1946 fu l’allora Presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi, a proporre a Umberto II, ultimo re d’Italia e, all’epoca, luogotenente del Regno, di istituire come festa nazionale il 25 aprile. “A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale” è quanto si legge nel decreto che andava a istituire come festività l’Anniversario della Liberazione dell’Italia – tuttavia, l’istituzione definitiva come festa nazionale arrivò, successivamente, nel maggio del 1949, con la legge 260 -. Dal 1946, dunque, ogni anno, si celebra il 25 aprile, una ricorrenza che viene festeggiata con manifestazioni pubbliche in tutte le città. Particolarmente significativo è il momento della solenne deposizione da parte del Presidente della Repubblica di una corona di alloro al monumento del Milite Ignoto, a Roma, per rendere omaggio a tutti i caduti italiani nelle guerre.
Ovviamente, l’occupazione tedesca e fascista in Italia non terminò in un solo giorno ma, simbolicamente, è stato scelto il 25 aprile perché, quel giorno del 1945, iniziò la ritirata da parte dei soldati della Germania nazista e di quelli fascisti della repubblica di Salò da Torino e Milano. Il Comitato di Liberazione dell’Alta Italia, infatti, proclamò l’insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati dalle truppe nazi-fasciste e da lì a pochi giorni tutte le principali città vennero liberate, con la Resa di Caserta che venne firmata il 29 aprile 1945 e nella quale si prevedeva una resa incondizionata delle forze armate tedesche e della RSI.
Come sappiamo, l’insieme di movimenti politici e militari che in Italia, dopo l’armistizio di Cassibile, si opposero al nazifascismo viene chiamato Resistenza e fu caratterizzato dall’impegno unitario di molteplici e diversi orientamenti politici. In seno alla Resistenza, invero, ci sono le origini stesse della Repubblica Italiana; basti pensare che l’Assemblea Costituente fu, in massima parte, composta da esponenti dei partiti che avevano dato vita al Comitato di Liberazione Nazionale e che, una volta terminata la guerra, scrissero la nostra Costituzione, fondandola sulla sintesi tra le rispettive tradizioni politiche e ispirandola ai princìpi della democrazia e dell’antifascismo.
Checché ne dicono alcuni esponenti delle destre per minimizzare, screditare e, cosa più grave, strizzare l’occhio ai nostalgici, celebrare la Liberazione e rendere omaggio alla grande esperienza della Resistenza è assolutamente necessario. Soprattutto in questi tempi difficili, non dobbiamo smettere di credere nella Costituzione, una, libera, laica, inclusiva, democratica e antifascista; di credere nei martiri partigiani che hanno versato il sangue in nome di un ideale di Libertà; di credere nella Lotta continua contro chi, ancora oggi, i valori e i diritti sanciti nella Carta li calpesta; di credere nell’uguaglianza, “senza distinzioni di sesso, razza ed estrazione sociale”; di credere nella Giustizia e nello Stato di diritto. Non dobbiamo smettere di credere, ora e sempre, nella Resistenza.