Il teatro di San Carlo rappresenta uno straordinario monumento di regalità, eleganza, sublimità, simbolo del valore artistico di cui Napoli può vantare. La sua fondazione, avvenuta nel 1737, fu voluta da Carlo III di Borbone, salito sul trono del Regno di Napoli nel 1734, che intendeva dare alla sua città un nuovo teatro che rappresentasse il potere regio. L’anno di origine di questo grandioso tempio lirico italiano anticipa di 41 anni la Scala di Milano e di 55 la Fenice di Venezia. Il progetto fu affidato all’architetto Giovanni Antonio Medrano, Colonnello Brigadiere spagnolo di stanza a Napoli, e ad Angelo Carasale, già direttore del teatro San Bartolomeo, che fino ad allora era il principale teatro d’opera della città partenopea.L’inaugurazione avvenne la sera del 4 novembre, giorno onomastico del sovrano, con la rappresentazione di “Achille in Sciro” di Pietro Metastasio accompagnato dalla musica di Domenico Sarro e “due balli per intermezzo” creati da Gaetano Grossatesta. Secondo l’usanza dell’epoca, Achille era interpretato da una donna, Vittoria Tesi, con accanto la prima donna soprano Anna Peruzzi e il tenore Angelo Amorevoli.Il palcoscenico del San Carlo ha accolto innumerevoli personaggi di spicco appartenenti al mondo dell’opera. Compositori, tenori, soprani, danzatori hanno dominato la scena riscuotendo plausi e omaggi dal pubblico. Nei primi anni gli autori più rappresentati appartenevano alla scuola napoletana; tra essi emergono Leonardo Leo, Niccolò Porpora, Leonardo Vinci, Domenico Sarro, Johann Adolf Hasse “il Sassone”, Niccolò Jommelli, e molti altri ancora. Ma col tempo crebbe il prestigio del teatro al punto di attirare personalità illustri, quali Christoph Willibald Gluck con Clemenza di Tito, Johann Christian Bach con Catone in Utica (1761) e Alessandro nelle Indie (1762); mentre giunsero come ospiti Georg Friedrich Händel, Franz Joseph Haydn e il giovane Mozart, il quale comparve tra gli spettatori nel 1778. Nel 1799 il teatro di San Carlo diventa scenario di fervori giacobini in cui donne e uomini dal palco militante del Lirico, ribattezzato Teatro Nazionale di San Carlo, si fecero promotori degli ideali di libertà, fraternità e uguaglianza, a seguito della Repubblica Napoletana, istituita nel contesto della campagna napoleonica in Italia, durante la quale le truppe francesi entrarono a Napoli. La Repubblica, nata per l’idealismo di pochi borghesi illuminati, ma lontana dai bisogni del popolo, resistette solo pochi mesi: infatti il 13 maggio Napoli capitolò di fronte all’ Esercito della Santa Fede agli ordini del Cardinale Ruffo, e i Borbone, con il nuovo sovrano Ferdinando IV, tornarono sul trono. Tuttavia, nel corso della campagna si sollevarono notevoli intellettuali, quali Eleonora Pimentel Fonseca, Luisa Sanfelice, Domenico Cirillo, Francesco Caracciolo, Melchiorre Delfico e lo stesso Cimarosa lasciando un’impronta indelebile e ineludibile nel faticoso processo di costruzione dell’identità italiana. Il teatro verrà successivamente sottoposto ad una ristrutturazione che porta la firma dell’architetto e scenografo Antonio Niccolini, intervenendo a più riprese sull’edificio fino ad acquisire la fisionomia odierna. Proprio a partire dall’Ottocento il teatro vede mettere in scena le opere di Gioacchino Rossini, Gaetano Donizetti, Vincenzo Bellini, Niccolò Paganini, Saverio Mercadante, Giuseppe Verdi. Il San Carlo, dunque, è stato e resta tuttora la casa madre di artisti leggendari, il luogo scelto per ospitare le creazioni di alcuni stilisti, nonché “il tempio laico per le grandi kermesse politiche e culturali”.