Il nostro Bel Paese possiede tanti record sia buoni che brutti, tra i vari primati conquistati uno è rappresentato dalla longevità dei suoi abitanti. L’Italia ha infatti la popolazione più vecchia d’Europa con il 22,8% del totale (13,78 milioni di persone) che ha più di 65 anni ed oltre 7 milioni di persone con più di 75 anni di età. Purtroppo, è ben noto che più si è anziani e più si è fragili, questa è anche un importante motivo per il quale la COVID-19 è stato così letale nel nostro paese; inoltre, con l’avanzare dell’età sono sempre più le patologie che ci affliggono. Un particolare problema che in genere si riscontra in tarda età è rappresentato dalla demenza.
La demenza è un deterioramento cognitivo globale, cronico e generalmente irreversibile, può insorgere a qualunque età, ma colpisce principalmente gli anziani.
Le demenze possono derivare da malattie primitive del cervello o da altre condizioni
Le forme più frequenti sono rappresentate da:
- Malattia di Alzheimer: progressivo deterioramento cognitivo, caratterizzato dai depositi di beta-amiloide e dai grovigli neurofibrillari nella corteccia cerebrale e nella sostanza grigia sottocorticale.
- Demenza vascolare: deterioramento cognitivo acuto o cronico dovuto a infarti cerebrali diffusi o focali che sono correlati il più delle volte a una malattia cerebrovascolare
- Demenza con corpi di Lewy: deterioramento cognitivo cronico caratterizzato da inclusioni cellulari chiamate corpi di Lewy situate nel citoplasma dei neuroni corticali. Si include anche, la demenza del morbo di Parkinson caratterizzata da corpi di Lewy nella substantia nigra e si sviluppa tardivamente.
- Demenze fronto-temporali: si riferisce a patologie ereditarie e sporadiche che colpiscono i lobi frontali e temporali
- Demenza associata all’HIV: causata da un danno neuronale da virus dell’HIV, può verificarsi nella fase più avanzata dell’infezione. A differenza di quasi tutte le altre forme di demenza, tende a colpire i soggetti più giovani
Esistono inoltre diverse forme di deficit cerebrale indotti da diverse cause come ad esempio farmaci, alterazioni metaboliche o deficit vitaminici (VitB12).
L’esordio clinico della demenza generalmente è graduale. Il sintomo di esordio più frequente è caratterizzato dalla perdita di memoria a breve termine. Nonostante il decadimento abbia un percorso graduale, è possibile suddividere i sintomi in:
- Precoci: la memoria a breve termine è alterata; l’apprendimento e la capacità di acquisire nuove informazioni diventano compiti difficili. Si sviluppano problemi di linguaggio (specialmente nella ricerca delle parole), instabilità dell’umore e cambiamenti della personalità. I pazienti possono presentare una progressiva difficoltà nell’effettuare in modo indipendente le attività della vita quotidiana (ricordare gli appuntamenti, ritrovare la strada o ricordare dove hanno messo le cose).
- Intermedi: I pazienti divengono incapaci di apprendere e di ricordare nuove informazioni. La memoria per gli avvenimenti remoti risulta compromessa ma non del tutto persa. I pazienti possono necessitare di aiuto per lo svolgimento delle attività della vita quotidiana (lavarsi, alimentarsi, vestirsi, fare i propri bisogni). Le modificazioni di personalità possono progredire. I soggetti possono diventare irritabili, ansiosi, inflessibili, facilmente irascibili o possono diventare più passivi, con un impoverimento affettivo, depressione, indecisione, mancanza di spontaneità o generale abbandono delle relazioni sociali. Da questo stadio in poi, i pazienti perdono del tutto il senso del tempo e dello spazio. Spesso si perdono; possono non essere in grado di trovare la propria camera da letto o il bagno. Sono deambulanti, ma ad aumentato rischio di cadute o di incidenti conseguenti a uno stato confusionale. Alterazioni sensoriali o percettive possono culminare in psicosi con allucinazioni e deliri paranoidi e di persecuzione. Il sonno è spesso disorganizzato.
- Tardivi: pazienti non possono camminare, alimentarsi o svolgere qualsiasi altra attività della vita quotidiana; possono diventare incontinenti. La memoria a breve e quella a lungo termine sono completamente perse. I pazienti possono non essere in grado di deglutire. Sono a rischio di denutrizione, polmoniti (specialmente dovute ad aspirazione) e ulcere da pressione. Poiché essi dipendono completamente dagli altri per l’assistenza, diventa spesso necessario il ricovero presso una struttura di lungodegenza. Nella fase terminale della demenza sopravvengono il coma e il decesso, generalmente da infezione.
La diagnosi di demenza è sostanzialmente clinica, e si basa su un’attenta valutazione da parte di uno specialista, il quale oltre a classificare il tipo di demenza sottoporrà il paziente a test specifici per valutare il deficit cognitivo
I test ematologici sono necessari per diagnosticare eventuali cause reversibili di deficit cognitivo come, ad esempio, alterazioni elettrolitiche o deficit metabolici.
Esami strumentali come TC o la RM devono essere effettuate nella valutazione iniziale di una demenza, dopo qualsiasi alterazione inspiegabile dello stato cognitivo o mentale, possono identificare anomalie strutturali potenzialmente reversibili e patologie irreversibili.
Nella maggior parte dei casi di demenza non vi è alcun trattamento in grado di ripristinare la funzione mentale. Se identificati, è possibile trattare le cause che inducono o peggiorano una demenza come ad esempi: deficit vitamina B12, ipotiroidismo, eventuali farmaci.
Nelle forme conclamate e più avanzate le norme principali comprendono:
- Gestione di condizioni che possono causare o peggiorare la demenza
- Misure di sicurezza e di sostegno
- Farmaci che possono migliorare la funzione mentale
- Cura di un badante
- Decisioni di fine vita
Riferimento: Di Juebin Huang, MD, PhD, Department of Neurology, University of Mississippi Medical Center. MSD Manuals 2021