Questa settimana, l’Italia ha conosciuto una delle più brutte pagine della nostra storia sul riconoscimento dei diritti civili.
Sono ormai mesi che si discute animatamente del cd. DL Zan, un disegno di legge che vuole intervenire in modo incisivo su alcuni articoli del codice penale, con l’obiettivo di inserire accanto alle fattispecie previste di discriminazioni per razza, etnia e religione (già contemplate) anche le discriminazioni per sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità.
Da tempo, il mondo LGBT e non solo, anche i fragili e i disabili, chiedono un adeguato riconoscimento delle loro libertà unitamente ad un sistema di protezione e tutela dei loro diritti, in risposta ad istanze della società non più rinviabili, al fine di avere codicisticamente impresse le loro pretese che null’altro sono che il sigillo di quanto loro spetterebbe di diritto.
Ahimè! All’approdo in Senato, lo scorso mercoledì, si è assistiti, tra sbigottimento e sconcerto, all’approvazione della proposta di «non passaggio all’esame degli articoli», una procedura del regolamento parlamentare soprannominata “tagliola” e che ha, con ogni probabilità, archiviato nei cassetti di Palazzo Madama, definitivamente, il disegno di legge Zan.
Negli ultimi mesi, il dibattito dei favorevoli e contrari alla legge Zan, con la lettera di “protesta” a firma del Vaticano della scorsa estate, si è fatto particolarmente vivace, terreno di scontro, tra destra estremista, contraria e sinistra, di cui fa parte il suo ideatore, favorevole.
Le posizioni contrarie poggiavano soprattutto sulla contestazione che una nuova precisazione di diritti, già riconosciuti dalla nostra Costituzione, fosse superflua e rovinosa per il diritto di opinione, ugualmente tutelato costituzionalmente, appellandosi, in maniera quasi esasperata, alla pericolosa e insidiosa possibilità di promuovere iniziative scolastiche di sensibilizzazione dei diritti a garanzia delle “diversità”, nella giornata del 17 maggio, che di fatto già esiste, ma che la legge suggellava esplicitamente.
E su questo punto, la destra era intransigente e oltranzista.
La sinistra dal canto suo, seppure a parole ha difeso sempre il disegno di legge Zan, di fatto non ha saputo imporre la propria visione con un adeguato livello del confronto di idee e di posizioni ideologiche.
In questa cornice, la “tagliola” è divenuta una sottile strategia dei partiti della destra per bocciare una legge che hanno contrastato sempre, con l’appoggio di un certo numero di “franchi tiratori”, senatori delle forze che teoricamente avrebbero dovuto sostenere la legge e che, invece, hanno votato contro, tradendo lo scopo della legge stesso e il patto politico su cui si reggeva.
I numeri parlano chiaro: con un voto a scrutinio segreto, la legge è stata liquidata da ben 154 voti favorevoli a fronte di 131 contrari e 2 astenuti, condannata, con una scelta tattica, a finire a giacere in soffitta…
Difatti, i conti non tornano, in base alle presenze dei senatori, c’è qualcuno della sinistra che ha votato contro e che, seppure individuato in una certa area politica, di fatto, non sarà mai disvelato, con la conseguenza terribile che per pochi vigliacchi il traguardo di diritti fondamentali viene archiviato con buona pace dei suoi sostenitori, perché, almeno per i prossimi sei mesi, la legge non può più essere discussa, ne’ ripresentata nella stessa formulazione.
Ma la vergogna non si ferma qui: alla lettura dei voti, metà dell’aula del Senato si spinge in una esultanza senza precedenti, applaudendo con cori da stadio alla negazione della legge e alla negazione dei diritti in essa contenuti.
La reazione, totalmente anacronistica dei nostri rappresentanti al potere, di qualunque colore essi siano, è testimonianza stessa della violenza dell’intolleranza suggellata dai cori e urla di esultanza, perchè la legge ha perso con l’aiuto di tutti, favorevoli (sulla carta) e contrari (dichiarati), l’opportunità di esistere.
I politici che esultavano e applaudivano quasi avessero vinto una partita di freccette in un bar, sono una bruttura terribile perchè hanno rinunciano al dibattito democratico.
Nessuno dice che la legge Zan fosse perfetta, ma in mille modi e con lo strumento democratico degli emendamenti, poteva trovare una nuova veste e una rinnovata costruzione, per essere discussa e ridiscussa in base alle istanze di tutti e nel rispetto delle singole visioni…ma l’abominio della sua eliminazione come in un game al conteggio dei punteggi sul monitor della Camera resta uno dei gesti più indigesti della nostra politica attuale.
E non vale come scusante la propria ideologia, la propria eventuale influenza cattolica, perché il mondo fuori dal Parlamento continua indisturbato a vivere non solo di eterosessuali, considerati come gli unici esseri umani perfetti, ma di tutte le amabili diversità dell’essere umano.
La distonia tra i nostri rappresentanti politici e la volontà popolare, mai come ora, evidenzia un grande scollamento dalla realtà reale di tutti i giorni che riguarda il nostro quotidiano e la presa di posizione tra gli scranni della politica.
Le reazioni non si sono fatte attendere.
Ben 48 piazze italiane protestano da giorni contro tale diniego, tutti uniti in manifestazioni e cortei pacifici, privi di ogni rappresentanza politica quasi dappertutto, considerata responsabile di questa grave debacle dei diritti.
Peraltro, lo scontro di idee, effettuato così in modo sterile e puerile in Parlamento, ha premiato la sconfitta dei diritti con una pagina nera della nostra storia contemporanea che fa rabbrividire, rievocando malinconiche epurazioni del passato.
La mancata approvazione della legge, ma fors’anche la sua semplice, dibattuta e fervente discussione parlamentare, che fa parte giustamente della dialettica democratica della vera politica, nel senso etimologico del termine, che grazie alla tagliola è venuta meno, è uno smacco vergognoso ai principi della Costituzione che tutelano, è vero, tutti ma ci sono alcuni, i dimenticati, i fragili, i diversi, che hanno più difficoltà a trovare uno spazio in società.
Quanti e quali episodi di cronaca continuano a narrare storie di discriminazione e di persecuzione di ragazzi e ragazze, per le loro disabilità e per le loro identità di genere?
La legge avrebbe sancito come grave e penalmente responsabile chi pensa che possa essere giudicata e condannata l’autodeterminazione di genere.
Con grandissima semplicità, in contrasto con lo scacco clamoroso del Parlamento, Piero Angela ci ha consegnato un insegnamento di grandissima umanità, laddove nel definire le relazioni tra persone e nel descrivere il fenomeno dell’amore, ha sottolineato come tutti siamo uguali, non c’è differenza alcuna nel modo di amare, di gioire, di vivere la relazione tra persone etero e non, rientrando tra le mille sfaccettature del genere umano.
Se forse la politica avesse ascoltato l’ultranovantenne divulgatore scientifico che con assoluta naturalezza ha parlato della totale identità tra tutti, se si parte dalla capacità di amare e di essere, se si parte dalla forza delle emozioni, avrebbe evitato un errore e un orrore di tal guisa, scegliendo di raccontare una storia di violenza e di oppressione anziché di conquista e rivendicazione, con una sgommata inaspettata ai giorni nostri e un volta spalle ai tanti che aspettavano questa legge per sentirsi più sicuri e riconosciuti.
E la Camera non dovrebbe mai vestire una veste così atroce e antidemocratica, dimenticando la sua stessa ragion di essere, ovvero elevare i diritti delle minoranze, ascoltare le istanze degli ultimi e dare voce alle loro libertà: purtroppo la storia di questi giorni ci racconta una verità diversa fatta ancora di paura per il diverso e, peggio ancora, quasi di rifiuto, perchè per quanto la nostra Costituzione fortunatamente ci garantisca e protegga, la forza e l’esempio di una legge sull’identità di genere e sulla disabilità che ci stacca dagli altri paesi europei, che hanno ampiamente legiferato da tempo sul tema, avrebbe gridato ad alta voce contro la logica dell’odio, prendendo posizione contro qualsivoglia forma di intolleranza e discriminazione.
Il Parlamento ha dimostrato di non aver sentito nulla del dibattito che la società vive, intorno al diritto di ciascuno di essere come vuole e amare chi vuole, nel rispetto delle libertà altrui e nel ritrovare faticosamente attraverso un percorso psicologico, umano e esistenziale travagliato, una propria identità nel mondo.
L’esultanza da corrida dei parlamentari diviene allora vergogna e distacco dal mondo reale, una sorta di pianeta alieno, lontano anni luce dal vissuto della società che però vive ancora di discriminazione e razzismo nei confronti dell’altro da sè e, solo contro quei pochi sparuti idioti che la legge poteva realizzare i suoi benefici, i pochi sparuti idioti che si scatenano violenti a picchiare un disabile, che, come dei veri teppistelli, menano e stendono con un pugno un omosessuale, che da bulli escludono e isolano vittime innocenti di una solitudine atroce che può divenire cruenta e letale e che finalmente potevano essere perseguiti penalmente per questi comportamenti, con una fattispecie di reato specificamente individuata.
Allora la legge avrebbe teso la mano a chi non riesce a tutelarsi da solo, a chi ha bisogno di una protezione in più, a chi sente il bisogno che i suoi diritti abbiano nome e cognome e trovino una legittimazione nella legge penale che ne tutelasse l’eventuale violazione.
E invece no, la politica ha voluto festeggiare in dispregio a tutto questo…dimostrando con una ostentata intolleranza che le brutte abitudini sono dure a morire!
E così un infervorato coro dissenziente di personaggi famosi si sta levando contro l’affossamento della legge Zan…
Emma Marrone e Mika hanno utilizzato la prima serata dei live di X Factor per sottolineare l’indignazione nei confronti di una scelta ingenerosa e manifestata in modo irrispettoso, che peraltro non rispecchia l’anima dell’Italia che vive fuori dal Parlamento; Alberto Matano si lascia andare con un picco di emozione ad un coming out in diretta perchè non si dimentichino i diritti degli omosessuali, spesso vittime di violenza e intolleranza; Chiara Ferragni e Fedez denunciano lo schifo dell’affossamento spudorato del disegno di legge; Alessandro Gassman si dice sbigottito di fronte alla decisione di non difendere i diritti delle minoranze che lo chiedono a viva voce, Luciana Littizzetto commenta con un lapidario “ha vinto l’odio”! (aggiungerei : favorito dalla vigliaccheria del voto segreto senza metterci la faccia, per i franchi tiratori).
Tutti sconvolti, turbati, scossi da uno spettacolo così indecente e inguardabile, immeritato per la nostra bella Italia che quest’estate ci ha abituato a vincere…medaglie e coppe a testimonianza della nostra forza e del nostro valore…eppure a pochi giorni dall’archiviazione della legge Zan resta l’amarezza e la consapevolezza che in un sol colpo abbiamo fatto migliaia di passi indietro, dando adito a discriminare il diverso, e perdendo su tutti i fronti dei diritti e delle libertà.
Ciò che ferisce di più di questa brutta storia è il devastante buio della memoria, che non dovrebbe riguardare una politica responsabile; è il vuoto della consapevolezza, laddove si gioisce per aver segnato un gol contro i diritti di tutti;
è la paura della verità, che risulta sconfitta 154 a zero, ma solo tra le mura del Parlamento perché per fortuna fuori il mondo è diverso, è più evoluto e più pronto a difendere i diritti negati e lottare perché non siano dimenticati …sussurrando pian piano e poi sempre più forte che l’odio non può vincere!