Da lunedì 7 febbraio sono entrate in vigore le nuove regole anticovid, con riguardo al green pass, alla scuola e alle nuove disposizioni che riguardano la quarantena e la gestione dei contatti con positivi, con la necessità di districarsi nuovamente in un groviglio normativo e burocratico cervellotico.
La diminuzione della curva dei contagi e la minore pressione sugli ospedali dei ricoveri hanno spinto il Governo ad allentare alcune misure previste per fronteggiare la pandemia.
Tra le misure, particolarmente significative la durata illimitata del green pass cd. rinforzato ovvero per chi è vaccinato con booster o per chi è guarito e ha ricevuto due dosi (ridotta a 6 mesi per chi, invece, ha completato solo il ciclo primario con due dosi o di chi è guarito ma non è vaccinato almeno con due dosi) e l’abbandono della mascherina all’aperto a far data dall’11 febbraio (escluse alcune eccezioni quale la Campania dove il Governatore De Luca non ha rinunciato alla sua presenza sulle facce dei suoi concittadini), che resta obbligatoria al chiuso ancora fino a nuove decisioni in merito.
Proprio il venir meno di quest’ultima misura di distanziamento viene considerata forse, con un pò di superficialità dai più, come una vera liberazione dal virus, appellandosi a quella corrente di pensiero scientifica che descrive l’ultima variante Omicron, ormai prevalentemente diffusa su scala mondiale, come la coda della pandemia, presentandosi alla stregua di una influenza stagionale, endemica, un pò più pesante ma da trattare come tale e in questa direzione emerge anche la volontà di ridurre il ricorso alla quarta dose solo per le persone fragili, per età o condizioni di salute.
Resta, però, la grande perplessità per il numero dei morti ancora troppo alto nonostante gli altri valori siano in discesa.
La media di 300/400 morti al giorno fa rabbrividire e segna ciò che appare evidente agli occhi di tutti ovvero la dicotomia tra la considerazione della malattia come una semplice influenza e la catena di perdite di vite umane che continua a non arrestarsi.
Ferma restando una quota parte di non vaccinati, in questi numeri rientrano anche i vaccinati che, di certo, pur se protetti, non restano esclusi dalla potenzialità infettiva – e letale – del contagio del virus, anche nella sua forma più attenuata di pericolosità.
E se fino ad ora si contendevano il podio della più elevata contagiosità e rischiosità la variante Delta, figlia primogenita della Covid-19, ora parrebbe che a tutti gli effetti, la variante Omicron domini in modo incontrastato nel mondo la diffusione della pandemia.
Arrivano da oltreoceano notizie di nuove varianti più letali e più virali, nonché allarmismi da una parte della Comunità Scientifica che rallenta ogni forma di entusiasmo per ritornare con i piedi per terra e non dimenticare da dove veniamo, con quest’ultima ondata che forse è stata gestita in maniera un pò disorganizzata e avventata dal Governo, per salvare l’economia e il mito del Natale e della convivialità che lo caratterizza, ci portiamo sulla coscienza tante morti che con un pò di cautela in più potevano, forse, essere evitate.
La sensazione è che per non divenire più impopolari di quanto già non siano, i nostri politici stiano premendo sull’acceleratore con lieve anticipo sui tempi, anche per riparare la grossa figuraccia di fronte al mondo per un toto nomi per il Presidente della Repubblica che ha determinato, alla fine, una preghiera salvifica a Mattarella che aveva già fatto il trasloco (!?!) e che ha detto un “SI” a tempo determinato, pur non dichiarandolo ed evidenziando con il ricorso nel suo discorso alla parola “dignità” per ben 18 volte, la fotografia impietosa della politica italiana attuale.
La voglia di leggerezza e di normalità si avverte in modo prepotente e sicuramente deve essere assecondata per riportare in primo piano la centralità dell’esistenza di ciascuno, che ha vissuto, con diverse gradualità di sofferenza e complessità, una frenata di impatto dall’avvento pandemico, ma sarebbe bello credere che le decisioni che ci stanno calando dall’alto del Governo, del Comitato Tecnico Scientifico (che parrebbe essere giunto al capolinea della sua sussistenza) e della struttura commissariale militarizzata, siano caute e soprattutto lungimiranti, in quanto dopo la primavera e l’estate potrebbe ritornare un autunno inquieto e scosso da nuove ondate di fronte alle quali sarebbe bello non sentirsi impreparati.
Sicuro è che malgrado il liberi tutti, ormai alle porte, alcune abitudini, come l’uso della mascherina, saranno dure a morire per i più timorosi…e irriducibili delle misure di distanziamento!
La verità è che manca una verità anche scientifica: si naviga a vista, si auspica la conquista delle libertà fondamentali, il coro dei virologi, inneggiato da Zalone nel corso del Festival di Sanremo, ripete la litania che non si è certi del prossimo futuro del virus, della sua nuova configurazione e del suo e nostro destino.
Peraltro, in queste ore, con un’escalation sempre più drammatica, giungono venti di guerra nel vero senso della parola dall’Est Europeo che fanno rabbrividire all’idea che mentre stiamo combattendo, sfiniti, privi di forze, sfiduciati, e anche depressi, forse le ultime battaglie di una guerra spietata del virus contro l’umanità, si possa solo immaginare di addestrare uomini e schierare carri armati per occupare la terra libera di un’altra nazione, quasi come se da questa lunga, estenuante lezione di vita e di morte che ci ha inferto il virus, si fosse diffuso e innescato anche l’odio, quello più temibile e orrendo, che vede un essere umano contro un altro essere umano, ponendo in essere un’azione criminale e oggi, nel 2022, completamente incomprensibile.
Cerchiamo di credere disperatamente alla fine della pandemia e non possiamo accettare che anziché venti di libertà e voglia di vivere debbano soffiare venti orribili di guerra!
Speriamo che l’umanità sia tanto sensibile da soffiare venti di pace ben più forti e determinanti da scacciare via, con la forza della diplomazia e del dialogo costruttivo tra le parti, le bellicose intenzioni e, in un colpo solo, gli arsenali di guerra che sono l’antitesi dell’umanità e della vita.