Against the Ice è un film drammatico del 2022 diretto da Peter Flinth. Basato sul romanzo Two Against the Ice di Ejnar Mikkelsen, il film è stato scritto dallo stesso protagonista Nikolaj Coster-Waldau e da Joe Derrick; è stato girato in Islanda e Groenlandia. Presentato al settantaduesimo Festival del Cinema di Berlino nella sezione “Berlinale Special”, il film è stato poi distribuito su Netflix dal 2 marzo 2022
La trama racconta la storia vera della spedizione di Ejnar Mikkelsen per il recupero dell’equipaggio della precedente spedizione danese capeggiata da Ludvig Mylius-Erichsen. Lo scopo della precedente missione era mappare la parte nord-orientale della Groenlandia e dimostrare che la stessa era attaccata al resto dell’isola, escludendo l’esistenza del canale di Peary, grazie al quale gli Stati Uniti d’America reclamavano quella parte di territorio. Giunti all’isola di Shannon con la nave Alabama in pieno inverno, nel Marzo del 1910, l’equipaggio era in seria difficoltà e si rifiutava di proseguire la missione del capitano Mikkelsen; quest’ultimo decise quindi di non obbligare i suoi uomini a seguirlo, chiedendo di continuare la spedizione insieme a lui a chiunque di loro si fosse dichiarato volontario. L’unico a seguirlo fu l’ingegnere meccanico Iver Iversen, che non faceva parte della missione originale, ma era salito sull’Alabama solo a Reykjavìk. L’esplorazione ebbe inizio e i due partirono con due slitte trainate da due mute di cani, numerose provviste e tende, dando disposizione all’equipaggio di abbandonare l’isola ad Agosto, prima che i ghiacci li avessero bloccati di nuovo, con o senza di loro; in meno di tre mesi i due raggiunsero una consapevolezza importante, grazie al ritrovamento di un messaggio lasciato dalla spedizione di Mylius-Erichsen: nella mappa c’era disegnata tutta la Groenlandia nord-orientale con la dimostrazione dell’inesistenza del canale di Peary; era quella la prova che i due cercavano, per cui cominciarono il cammino a ritroso, verso la nave. Ma il ritorno si rivelò drammatico: dopo aver perso tutti i cani e parte dei viveri, i due esploratori riuscirono a tornare a Shannon entro Agosto, come previsto. Qui però non ritrovarono l’equipaggio, che aveva deciso di abbandonarli prima del tempo e di approfittare del soccorso di una baleniera di passaggio, lasciando per loro una baracca costruita con i resti della nave, che nel frattempo era stata inghiottita dal ghiaccio. L’angoscia dei due protagonisti del viaggio era lampante; non sapendo cos’altro fare ed ormai esausti, decisero di rimanere nella baracca in attesa di soccorsi; fortunatamente l’equipaggio aveva lasciato loro viveri sufficienti a sopravvivere per almeno un anno. Dopo quasi un anno di attesa, però, i due decisero di andare a recuperare le prove che avevano lasciato a metà del cammino di ritorno; infatti, per paura di non riuscire a sopravvivere al viaggio, i nostri protagonisti avevano lasciato le mappe lungo il tragitto, protette da un cumulo di pietre. Non potevano immaginare che, proprio durante la loro breve assenza, sarebbe stata inviata una spedizione di soccorso a ricerca proprio di loro due e che, non trovandoli, il Governo li avrebbe considerati dispersi e nessuno si sarebbe più preoccupato di salvare loro la vita. Nonostante ciò, a Copenaghen gli ex compagni di viaggio cercarono di convincere il ministro Neergaard ad inviare una seconda spedizione di soccorso, ma questi si rifiutò di investire ulteriori risorse economiche e di sacrificare altri uomini per cercare due esploratori che considerava ormai morti. Mikkelsen e Iversen, recuperate le prove del loro lavoro, ritornarono alla baracca ed alcune tracce gli fecero comprendere che, in loro assenza, qualcuno doveva essere passato di là a cercarli, senza successo. A questo punto il rimorso di non aver lasciato neanche un biglietto nel rifugio, che potesse avvertire i soccorritori che loro due erano ancora vivi, divenne devastante, così Mikkelsen e Iversen rimasero nella baracca per tantissimo tempo in condizioni sempre peggiori e rassegnati a non essere mai più ritrovati; ad un certo punto iniziarono anche a soffrire di problemi psichiatrici e lo stato di abbandono sembrò ormai essere irrecuperabile. Quando nell’estate del 1912, dopo due anni di attesa, una baleniera di passaggio li soccorse, i due non potevano credere di essersi salvati. Al ritorno in patria, furono celebrati come eroi, sia grazie alle scoperte geografiche fatte sia grazie alla tragedia della quale furono protagonisti. Quello che è sconvolgente di questo meraviglioso film è la consapevolezza che trattasi di una storia vera, risalente a più di un secolo fa. Stupisce vedere quanto la vita fosse complicata a quei tempi e sembra assurdo immaginare che le persone potessero morire tragicamente per motivi che oggigiorno, grazie all’attuale tecnologia, fortunatamente non sono più causa di disavventure così grandi. Allo stesso tempo, ci si sente eternamente grati sapendo che il sacrificio di tantissimi uomini nostri antenati, esploratori e non solo, ha fatto sì che le nostre vite agiate di oggi siano il frutto degli eroi del passato. Consigliato!