Si avvicina il Natale, e come sempre ogni ricorrenza è una scusa per l’essere umano per fare grandi abbuffate. In particolare, a Napoli, durante le feste il menù è quasi obbligatoriamente a base di pesce.
Ma se iniziassimo a guardare a queste silenziose creature come qualcosa di più che “un secondo” piatto?!
Innanzi tutto possiamo distinguere due tipi di triglia: quella di scoglio (Mullus Surmuletus) e quella di fango (Mullus Barbatus).
Si distinguono sia per abitudini che morfologicamente; infatti la triglia di fango il profilo della testa è quasi verticale e gli occhi sono posti alla sommità, invece quella di scoglio ha il muso appuntito con gli occhi distanziati.
Mentre la triglia di fango raggiunge grandi profondità, arrivando anche a 300 m, mentre quella di scoglio non supera i 60 m mantenendosi, da giovane, sotto costa cercando nutrimento tra la sabbia e gli scogli.
In particolare adora fondali ricchi di vegetazione, vivendi nel Mediterraneo è facile trovarla ai margini delle praterie di posidonia (un alga tipica autoctona).
I colori sono simili per entrambe le varianti di triglia: rossa o gialla su dorso e fianchi, bianca e rosata sul ventre; ma possiedono grandi capacità mimetiche e possono cambiare colore per adattarsi all’ambiente.
Dinanzi ad un pericolo se un solo individuo cambia colore l’intero branco lo seguirà creando un fantastico effetto “hola”.