Domenico Barbaja, a volte trascritto come Barbaia ( Milano 10 agosto 1778– Napoi 19 ottobre 1841), è stato un impresario teatrale italiano uno trai più grandi di tutti i tempi.
A lui si deve la celebrità dei maggiori operisti del suo tempo.
La sua carriera iniziò come cameriere in un caffè milanese. Fece fortuna, essendo il primo ( così si racconta)ad inventare un particolare tipo di caffè con schiuma di latte, probabilmente il primo “cappuccino”. A questa bevanda ne inventò una variante con cioccolato caldo, che prese il nome di BARBAYADA . Divenne così popolare a Milano che da cameriere qual era fu in grado, in breve tempo, di aprire una serie di caffè che servivano la nuova bevanda. Era così buona e andava così di moda che ci sono testimonianze scritte che perfino Vittorio Emanuele II amava fare colazione con la Barbayada.
Egli ampliò la sua attività comprando e vendendo munizioni durante le guerre Napoleoniche
Riuscì anche ad ottenere l’appalto del gioco d’azzardo alla Sacala, e iniziò a divenire molto ricco. Iniziò poi a fare l’impresario. Nel tempo gestì alcuni dei teatri più importanti di allora e di oggi: la Scala di Milano, il real teatro San Carlo di Napoli (dal 1809 al 1840 ), redendolo uno dei teatri più importanti del mondo. Dal 1821 gestì due teatri aa Vienna, nel 1826 assunse, per sei stagioni la gestione del Teatro la Scala di Milano prima di ritornare a Napoli.
Ebbe come amante la famosa cantante Isabella Colbran che poi sposò Rossini e quindi Barbaja si consolò con la Cecconi.
Sotto il regno di Gioacchino Murat Domenico Barbaja, conobbe anni di successo e bui, come l’incendio del San Carlo. A lui venne affidato il compito della ricostruzione .La nuova sala interna fu ricostruita in appena 6 mesi, riadattandola a 2500 posti a sedere.
Il palazzo Barbaja è un palazzo monumentale sito in via Toledo di fronte alla funicolare centrale.
In questo palazzo il Barbaya ospitò Rossini, doveva scrivere per lui L’OTELLO, ma i giorni passavano e Rossini non si decideva di mettersi all’opera, anzi quando il Barbaya iniziò a esternare le sue rimostranze, sembra che il Rossini abbia risposto seccato che doveva andare ad una partita di pesca al Fusaro e per questo impossibilitato ad intraprendere un’opera così maestosa come l’ “Otello”. Fu la goccia che fece traboccare il vaso. Barbaja non ne potè più dei vizi del Maestro e della sua poca voglia di mettersi a lavorare e così pensò di ricorrere alle manieri forti. . ,
Di notte mentre Rossini dormiva fece murare la porta di ingresso in modo tale che non potesse piu uscire. Al risveglio, resosi conto dell’accaduto le urla e le imprecazioni del maestro che chiedeva di poter uscire, il Barbaia fu irremovibile anzi confermò che lo avrebbe liberato solo quando avesse scritto l’ultima nota dell’Otello.
Al compositore non rimase altro da fare che mettersi al lavoro, e nel giro di soli tre giorni concluse e consegnò il suo lavoro al Barbaja che sbalordito da tale genio si buttò ai suoi piedi chiedendogli scusa per averlo imprigionato.