Il nome del Museo va al suo donatore, Gaetano Filangieri junior (1824-1892), principe di Satriano, nipote dell’omonimo Gaetano, che fu autore della celebre La scienza della legislazione. Il museo, ospitato nel Palazzo Como, un’austera residenza signorile, più volte restaurata e specchio dell’arte rinascimentale toscana, fu allestito da una serie di materiali, come pitture, miniature, sculture, porcellane e armi, la maggior parte della quale andò perduta nell’incendio appiccato dai soldati tedeschi nel deposito di San Paolo Belsito nel settembre 1943. Ciononostante, il museo venne riaperto negli anni Quaranta, presentando al pubblico le raccolte superstiti riordinate da Riccardo Filangieri e Francesco Acton. Modello raro in Italia, esso fu pensato per condividere e far ammirare all’interno di una dimora patrizia le collezioni e gli oggetti vari che si potevano studiare nella loro contingenza storica. Difatti, i reperti conservati rispecchiano il gusto e la cultura di Gaetano Filangieri junior, per il quale l’esposizione di tali prodotti era un modo per educare i cittadini creando uno spazio pieno di materiale didattico, un luogo di studio e di crescita della città. Come scrisse la scrittrice e giornalista Emma Perodi alla fine dell’Ottocento: “ Don Gaetano Filangieri ha degli avi la serietà degli intendimenti, la forza dei propositi; del tempo in cui vive conosce le aspirazioni ed i bisogni, perché la sua intelligenza lo spinge a osservare la evoluzione della vita moderna, come lo spirito sommamente speculativo lo richiama a studiare il passato. Questa grande forza antica unita a una educazione moderna, fa del principe Filangieri uno dei rari esempi di gran signore operoso, di gran signore utile. I suoi Documenti per la storia delle arti e industria delle province napoletane lo collocano fra i più insigni storici dei nostri tempi, come la creazione del Museo artistico industriale di Napoli e il dono del Museo civico fanno di lui uno dei più benemeriti cooperatori dello sviluppo artistico e industriale del nostro paese”. A testimonianza di questo programma culturale vi sono conservati nel museo circa 150 pergamene e un migliaio di manoscritti che certificano le vicende di una famiglia che ha ricoperto un importante ruolo nella storia di Napoli. Tra i documenti emergono le lettere del grande filosofo Gaetano Filangieri, tra i maggiori esponenti dell’illuminismo napoletano e nazionale e tra i più autorevoli riferimenti di quella straordinaria epoca cominciata con il regno di Carlo III di Borbone. Anche la biblioteca ha valore storico: più di 15 000 volumi, di cui alcuni in edizione rarissima. Inoltre, nelle sale sono esposte la vecchia collezione numismatica del principe, composta da circa 7000 monete, e dal 1984 la nuova raccolta Bovi-Mastroianni, composta da 3280 pezzi che documentano l’evoluzione della zecca napoletana. Il Museo espone anche opere di Botticelli, Andrea del Sarto, Bernardo Bellotto, Luca Giordano. Nelle vetrine attigue alle porcellane vi sono molte maioliche italiane di Urbino, Gubbio, Pesaro, Vienna, Meissen, Berlino, Chelsea, Olanda. Infine, parte fondamentale del museo è Villa Livia, che contiene al suo interno suppellettili vari e pregevoli collezioni d’arte.