Europa dietro al Nord America nella corsa per assicurarsi gli investimenti dell’e-mobility. Italia ultima tra le grandi economie UE
Solo il 20% degli investimenti in Europa provengono da industrie extraeuropee; in Nord America gli investimenti stranieri sono al 65%. Stellantis investe in Europa solo il 10%.
Per non restare ai margini servono certezza sugli obiettivi di decarbonizzazione
e una nuova politica industriale
Il Nord America sta facendo molto meglio dell’Europa nell’attrarre gli investimenti delle case automobilistiche per la produzione di veicoli elettrici, di batterie e per la realizzazione dell’infrastruttura di ricarica. E fra le grandi economie Ue, l’Italia resta fanalino di coda: i pochi investimenti sin qui annunciati, che dovrebbero interessare il nostro Paese, potrebbero peraltro essere a rischio, in base alle ultime dichiarazioni di ACC (la joint venture tra Stellantis, Mercedes e TotalEnergies) sui rallentamenti che riguarderanno il progetto della gigafactory di Termoli. Sono questi i dati principali che emergono da un nuovo rapporto, di Transport & Environment (T&E), l’organizzazione ambientalista indipendente europea.
Lo studio T&E Transport & Environment ha realizzato una mappatura del flusso dei capitali analizzando tutti gli annunci pubblici di investimento, tra il 2021 e il 2023, delle 19 principali case automobilistiche, a livello globale (includendo produttori europei, americani, cinesi, giapponesi, sudcoreani), in produzione di veicoli elettrici, batterie, infrastrutture di ricarica. La debolezza degli obiettivi di elettrificazione dell’UE, negli anni 2020, e l’attrazione esercitata dalle politiche di sussidio statunitensi (l’IRA), infatti, hanno fatto sì che l’Europa si assicurasse poco più di un quarto (26%) degli investimenti globali nell’e-mobility annunciati tra il 2021 e il 2023. Più di un terzo (37%) è stato destinato a Stati Uniti, Canada e Messico, nonostante il Nord America sia una regione con volumi di produzione minori rispetto a quelli europei. T&E invita l’Europa a contrastare questa tendenza ponendo fine all’incertezza sull’obiettivo di emissioni zero per le autovetture fissato per il 2035, e adottando una forte politica industriale per costruire la sua catena di approvvigionamento per la mobilità elettrica.
Gli investimenti in Ue. L’anno scorso, all’Europa, per lo sviluppo dell’industria e delle infrastrutture per la mobilità elettrica, i player dell’automotive globale hanno destinato 42 miliardi di euro di investimenti, rispetto ai 9 miliardi di euro della Cina (dove però il grado di sviluppo di questa industria è già ben maggiore) e ai 58 miliardi di euro del Nord America. Il tasso di crescita degli investimenti in Europa, nel 2023, è diminuito rispetto al 2022; ciò è probabilmente dovuto al fatto che le case automobilistiche non hanno target di riduzione delle emissioni, per quattro anni, dopo il 2025. I maggiori beneficiari del flusso di investimenti in Europa, tra il 2021 e il 2023, sono stati il Regno Unito (26 miliardi di euro), la Germania (13 miliardi di euro) e la Spagna (10 miliardi di euro). L’Italia, un importante polo produttivo per Stellantis, è riuscita ad attrarre solo 1,3 miliardi di euro.
L’assenza di target di riduzione in Ue. Andrea Boraschi, direttore dell’ufficio italiano di T&E, ha dichiarato: “La normativa ha sempre guidato e sostenuto gli investimenti nella mobilità pulita. Ora l’Europa sta rimanendo indietro a causa di un’assenza di target di riduzione delle emissioni di CO2, per quattro anni, tra il 2025 e il 2030. Per ribaltare questa situazione, e garantire crescita industriale e posti di lavoro, il primo passo è quello di porre fine a ogni incertezza sull’obiettivo dell’UE di auto a emissioni zero per il 2035”.
Stellantis investe solo il 10% in Europa per l’e-mobility. Secondo il rapporto di T&E, l’Europa è attualmente una destinazione molto meno attraente, per le case auto extraeuropee, rispetto al Nord America. Nei paesi oltre l’Atlantico, quasi due terzi (65%) degli investimenti in veicoli elettrici, tra il 2021 e il 2023, provengono da industrie straniere, attratte soprattutto dalle sovvenzioni previste dall’Inflation Reduction Act. L’Europa vive una situazione sostanzialmente opposta: l’80% dei finanziamenti destinati all’elettrificazione del trasporto su strada viene dall’automotive europeo. Emblematico il caso di Stellantis, la seconda casa automobilistica europea, che ha diretto il 74% dei suoi investimenti Nord America e ha impegnato solo il 10% nella propria regione. I pochi investimenti pianificati per l’Italia riguardano peraltro la gigafactory che ACC, di cui Stellantis detiene il 45%, dovrebbe realizzare a Termoli; e sul cui sviluppo si sono addensate, negli ultimi giorni, importanti incognite.
Sostenere l’auto elettrica per sostenere il settore automotive europeo. Andrea Boraschi ha dichiarato: “L’UE ha urgente bisogno di una strategia industriale più forte, di un fondo per la transizione robusto, capace di attrarre un maggior numero di investitori. In questo quadro, il Paese che più di altri deve cambiare strategia è l’Italia. I numeri del nostro studio provano che le crociate contro la mobilità elettrica si traducono solo nel rimanere ai margini del flusso degli investimenti: un modo pressoché infallibile, purtroppo, per mettere a rischio decine di migliaia di posti di lavoro e un’industria che vale oltre il 5% del nostro PIL”.
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