Trama:Un caffè, una sedia e una regola da seguire. Pochi passi che possono condurre alla felicità. Ma solo se si è nel posto giusto. E il posto giusto è una caffetteria di Tokyo in cui si può scegliere di rivivere un preciso momento della propria esistenza. Un’esperienza che dura un istante, giusto il tempo di gustare la bevanda prima che si raffreddi. Certo, non è facile decidere, perché la vita è spesso piena di rimpianti. Ma ci sono quel gesto, quella parola, quella lettera, quel bacio, quella dichiarazione che non abbiamo fatto o detto. Quello è l’attimo giusto. Ci vuole coraggio per affrontarlo di nuovo, ma il risultato, a volte, è inaspettato. Chissà se il piccolo Yūki, che non riesce a superare il divorzio dei suoi genitori, è pronto. E chissà se lo è Megumi, che deve decidere che nome dare alla figlia senza avere accanto l’uomo che ama; o le amiche Ayame e Tsumugi, che hanno permesso all’orgoglio di intromettersi tra di loro. Fili e destini che potevano rimanere spezzati, ma che ora hanno una seconda possibilità. E non importa che il passato sia ormai alle spalle e nulla si possa fare per modificarlo, lo sguardo è rivolto al futuro, perché su quello si può ancora intervenire. Quanto è accaduto è solo un insegnamento per non commettere di nuovo gli stessi errori, per non lasciare più che rabbia, odio, gelosia o frustrazione offuschino i sentimenti più veri che sono dentro di noi.
Nelle classifiche dei libri più venduti in Italia, con oltre un milione di copie, c’è una sola certezza: Toshikazu Kawaguchi. Mai romanzi sono stati più premiati dall’affetto dei lettori e dall’elogio della stampa. Del resto hanno regalato a tutti giorni sereni in questi anni difficili. Non è mai troppo tardi per entrare nella caffetteria che dona serenità.
Garzanti
Recensione: Kawaguchi, con il suo primo “Finché il caffè è caldo” , ha fatto breccia nel cuore di moltissimi lettori, compreso il mio. Lo stile delicato, le storie commoventi, le regole ferree per potersi muovere nel tempo, ma senza avere la possibilità di cambiare alcunché del futuro. Un libro che è diventato un filone, tanto che il secondo “Basta un caffè per essere felici” è stato accolto con entusiasmo, è stato bello ritrovare certe atmosfere e racconti toccanti, ma con la sensazione di ripetitività.
Peccato, due bastavano, infatti, la terza uscita, “Il primo caffè della giornata” ha fatto stancare i più.
Spero vivamente che questo quarto libro sia l’ultimo perché non se ne può più! Le storie sono diventate banali, le ripetizioni sono continue, insomma, è sempre la stessa solfa ed è il caso che Kawaguchi dimostri di saper scrive altro o ritirarsi senza rischiare di perdere una grande fetta del suo pubblico, cosa che a mio avviso è già accaduta.
Certo, il messaggio è sempre bello: bisogna guardarsi alle spalle per riuscire ad andare avanti, non c’è bisogno di cambiare il futuro per un po’ di felicità, però resta sempre lo stesso ed ormai non si tratta neanche più di minestra riscaldata, ma di caffè freddo e senza più aroma.
Toshikazu Kawaguchi è nato a Osaka, in Giappone, nel 1971, dove lavora come sceneggiatore e regista. Con Finché il caffè è caldo, suo romanzo d’esordio, ha vinto il Suginami Drama Festival.