Due ricorrenze, un’ unica mostra, 240 anni fa il primo accordo di scambi diplomatici e culturali tra Caterina la Grande Imperatrice di Russia e Ferdinando di Borbone Re delle Due Sicilie, 100 anni fa l’ inizio della Rivoluzione Russa, una esposizione “Dalle avanguardie alla Perestrojka” composta da 128 opere provenienti dalla collezione del Misp-Museo dell’ arte di San Pietroburgo che sintetizza in modo eloquente la produzione e l’ evoluzione artistica della città russa nel XX e nel XXI secolo attraverso la creatività dei suoi artisti.
Sono gli ambulacri di Castel Sant’ Elmo ad ospitare questo corpus di opere fino al 10 dicembre 2017, una San Pietroburgo inedita per temi, stili e generazioni artistiche, non siamo di fronte ad opere di Marc Chagall, di Vasilij Kandinskij o di Kazimir Malevic, ma dinanzi a chi si è ispirato a loro oppure ha perseguito e interpretato in chiave personale eventi della vita quotidiana, situazioni, atmosfere, ritratti e paesaggi, una cronostoria del popolo russo, dalla rappresentazione delle tradizioni locali alle avanguardie, dal socialismo reale alla perestrojka fino alla sperimentazione di nuove ricerche artistiche contemporanee.
Seguendo il percorso espositivo si assiste a continui cambi di scena e di scelte stilistiche completamente diverse fra i vari artisti, le tele di alcuni pittori russi di inizi Novecento sono accomunati e influenzati dalla situazione socioeconomica della popolazione russa, ritratti di operai, contadini e scena di vita quotidiana sono le tematiche affrontate per evidenziarne le condizioni sociali e lo stile di vita, una produzione pittorica che risente palesemente della Rivoluzione Russa, antecedente alla ribellione del popolo sovietico emerge con una visione personale e innovativa l’ arte di Pelageya Shuriga con “Volto di uomo” del 1916, in cui le campiture di colore sulla tela rievocano uno stile espressionista di matrice occidentale.
Post rivoluzione, nuovi stimoli influenzano le nuove generazioni, il paesaggio è il protagonista della tela, Lapshin realizzerà una serie di dipinti tra cui “Paesaggio con Colonna di Alessandro” e “On the platform”, entrambi del 1939. Gradualmente si assiste ad un distaccamento dell’ arte, soprattutto figurativa, della tradizione classica, per approdare a nuove idee e a nuovi stili, accantonando le tematiche politiche-sociali a favore di nuova ricerca, una nuova corrente artistica, l’ Avanguardia, dall’ Atrattismo di Kandinskij al Costruttivismo di Tatlin, dal Suprematismo di Rodchenko e Malevic, all’ eclettico Chagall.
E’ una Russia che guarda all’ esterno, ai paesi dell’ Occidente, passano gli anni e la tavolozza si arricchisce di nuove cromìe, nuovi segni sulle tele, una gestualità immediata che porterà negli anni 60 e 70 a forme di Espressionismo, interessante è la tela “Melecotogne a colori” di Viktor Teterin del 1967, toni sgargianti, una stesura del colore in rilievo e uno schema compositivo simile alle opere del grande pittore Paul Cezanne, impattante è l’ altra tela dello stesso autore “Notte bianca. Il ponte dei leoni” in cui gradualmente si vira verso forme di Astrattismo. Nella totale astrazione è l’ opera “Ritorno” di Galina Molchanova in cui è il colore a dare forma allo spazio, attraverso la compenetrazione di diversi triangoli emerge la figura di una casa, di un ambiente domestico. E’ degli anni Novanta, invece, il dipinto l’ “Idiota” di Vladimir Ovchinnikov, tratto dall’ opera di Fedor Dostoevskij, dal punto di vista stilistico risente della conoscenza di Tamara De Lempicka, una applicazione del colore lineare, in cui si evidenziano i dettagli del soggetto raffigurato. Insolito e audace è il ritratto della stessa curatrice della mostra Marina Jigarkhanyan del 1999 realizzato da Alexey Shtern presente in mostra. Dalla rivoluzione russa alla rivoluzione culturale, una mostra che consolida i rapporti già ottimi fra due città, Napoli e San Pietroburgo.