Nelle vicinanze di piazza Carlo III si erge una imponente struttura che delimita l’Orto Botanico di Napoli, all’interno del quale, in un edificio seicentesco, è ospitato il Museo di Paleobotanica ed Etnobotanica. L’orto botanico, famoso per la sua grandiosità e per essere tra i maggiori d’Europa, fu iniziato a partire dal 1615 quando si creò un vivaio sul progetto di riforma del viceré Conte di Lemos. Il progetto però non fu realizzato e si dovette aspettare il 1796 per sfiorare l’effettiva attuazione, dal momento che fu presentato a Ferdinando IV un progetto elaborato dal cavalier Pinelli e dall’architetto Francesco Maresca, ma esso non andò in porto a causa della fuga del re. La definitiva realizzazione del programma avvenne nel 1807 con un decreto di Giuseppe Bonaparte che stabilì la creazione di un “Reale Giardino delle Piante”, sull’esempio di analoghe istituzioni europee. L’orto botanico fu così realizzato da Federico Corrado Dehnhardt sotto la direzione di Michele Tenore. L’idea di creare un orto botanico fu dettata principalmente dalla conoscenza delle piante utili all’agricoltura e al commercio. Nel tempo, grazie anche all’interessamento dei governanti, l’orto venne modificato, inserendovi nuove attrezzature, stando al passo con l’evoluzione della scienza. Purtroppo esso subì gravi danni durante la prima guerra mondiale, da parte soprattutto delle truppe alleate che adibirono il giardino come caserma; i prati, ricoperti di cemento o sterilizzati, vennero usati come parcheggio e una parte della superficie dell’orto fu trasformata in campo sportivo. Inoltre, per quel poco che ne restava, l’orto fu trasformato in un lembo di terra destinato alla coltivazione di legumi, patate e grano per sfamare la popolazione che fu accolta entro la struttura. La rinascita dell’orto botanico avvenne durante la direzione di Aldo Merola, dal 1963 al 1980. In questo periodo si costruì un grande complesso di serre, venne realizzata una nuova rete idrica (fino a quel momento l’acqua si prelevava da un pozzo). Il Museo vero e proprio, la cui sistemazione si deve a Guglielmo Gasparrini, comprende due sezioni. La prima è quella di paleobotanica, dove sono esposti reperti fossili che testimoniano l’evoluzione delle piante terrestri dal Siluriano (400 milioni di anni fa) ai giorni nostri. La sezione di etnobotanica, invece, presenta oggetti in materiale vegetale provenienti dal Messico, Brasile (Amazzonia), Sumatra e Filippine.