Questo fumetto è su uno di quei personaggi che ti fa esclamare “Certo che lo conosco! Ma chi diavolo è?”.
Beh, per tutti quelli che lo penseranno (‘gnurant!), ma che vorranno rimediare all’errore c’è Sarò quello che sono. Rodolfo Valentino da Castellaneta al mito, di Tommaso Vitiello ed Emanuele Parascandolo.
Uscita nell’aprile 2017, questa graphic novel inaugurava la collana MIDI. Fumetti per il Sud della Hazard Edizoni. Ne abbiamo parlato qui. Perché ne scrivo solo ora? Per tutta una serie di motivi editoriali, biografici, esistenziali, ermeneutici, metafisici ed esoterici così complicati da spiegare che il mio cervello esploderebbe se appena appena mi rendessi conto di che cosa sto scrivendo.
Dunque entriamo direttamente in medias res, come dicono quelli che devono darsi un tono (mica io, eh).
Una rapida scorsa a Wikipedia o, per i recensori pigri, ai cenni biografici in calce allo stesso volume, rivela che Rodolfo Raffaello Pietro Filiberto Guglielmi (il cui diminutivo in italiano è notoriamente Valentino) nacque a Castellaneta nel lontano 1895.
Non a caso, l’anno in cui nasceva il cinema.
Rodolfo Valentino fu infatti uno dei primi grandi divi del cinema muto, che a quanto pare morì insieme a lui nel meno lontano 1926 per una peritonite mal curata (la peritonite l’aveva l’attore, non il cinema muto). Insomma in poco più di trent’anni il Nostro ha il tempo di farsi scartare dall’accademia di Marina a Venezia, diplomarsi in tecnica agraria, imparare il tango a Parigi, sposare le attrici Jean Acker e Natacha Rambova (che in realtà si chiamava Winifred (ma perché non aggiungere il tanto gustoso secondo nome: Kimball?) Shaughnessy… le crisi di identità vanno sempre via come il pane), farsi incarcerare per bigamia, e rendere grande la ancora (o appena?) nascente settima arte.
Una roba che manco Robert Downy Stark corazzato.
Il problema è: come la racconti tutta questa roba in scarse 40 tavole? E qui c’è la mandrakata – termine tecnico, perfino accademico. Giuro! – dello sceneggiatore… . A questo punto vale il solito avvertimento: non rivelerò nulla della trama ma qualche accenno, per lo meno alla struttura della narrazione, sarà necessario. Lancio quindi ufficialmente il mio:
ALLARME (MA ANCHE NO, MA FORSE…MA FORSE… MA SÌ) SPOILER!
Gli autori prendono gli elementi fondamentali della vita del personaggio, sintetizzandoli in un’unica notte impossibile, raccontando, o meglio creando, l’istante di agnizione fondamentale che ha portato Rodolfo Valentino a diventare ciò che è stato. Una notte impossibile, innanzi tutto perché ambientata a Castellaneta in un momento in cui Valentino non poteva esserci. Già nel 1904 infatti (a 9 anni) seguì la famiglia in quel di Taranto.
L’accuratezza biografica però non è l’obiettivo degli autori, che invece offrono uno spaccato immaginifico e rocambolesco del carattere del protagonista: una carrellata molto cinematografica e soggettiva, fino al momento ipotetico in cui il nostro decide cosa sarebbe diventato. O meglio cosa era destinato ad essere, se capisco bene il titolo… Quindi in rapida successione: galà di provincia, incontri del destino, botte da orbi, chiacchierate al lume della luna, galoppate, altri incontri, altre botte, qualche bacio. E ovviamente il cinema.
Il tutto rigorosamente in toni seppia e scale di grigio, come i film dell’epoca. Tranne i film dell’epoca perché, per chi ha lo sguardo giusto, le storie hanno sempre il colore giusto.