La situazione politica italiana odierna ha una parola chiave: cambiamento. La vittoria dello slogan e della ricerca del facile consenso è giustificata dall’insopportabile realtà in cui molti italiani sono immersi, densa di sacrifici. Sacrifici che lo stivale ha sempre compiuto, vantando di una classe operaia sempre attiva e fluida, capace di mischiarsi con l’innovazione e conservando la tradizione, ma che dopo un governo incapace di comunicare sono stati svuotati di ogni senso.
E si cerca di estendere la tendenza del cambiamento anche a istituzioni millenarie che, con il loro evolversi, si sono progressivamente distaccate dallo stato. Un esempio è la Chiesa. Non pochi sono stati i concili ecumenici nei quali la santa istituzione ha delineato la propria dottrina, ora dimostrandosi aperta al partito liberista ora rifiutando con mano ferma ogni forma troppo vivace di progresso.
Oggi le classe sociali, povere di ideali ma ricche di senso di giustizia, si rivoltano contro la Chiesa per le posizioni conservatrici che si ostina ad adottare, quali le unioni di fatto tra omosessuali, l’aborto, e le adozioni per le coppie “non tradizionali”. Rivolte che prima erano mitigate e accompagnate da uno stato solido e sicuro dietro una maschera ferrea di diplomazia, che pur di ottenere consensi si dimostrava disponibili a fare quante più concessioni possibile, errando, comunque, in quanto il diritto mai deve essere considerato una concessione.
E se lo stato, composto da una buona parte di soggetti di destra estrema, smette di limare le tensioni tra un colosso istituzionale e un popolo affamato di giustizia civile e sociale?
Ecco che la rivolta contro la Chiesa scoppia con violenza più truce e con toni meno diplomatici.
Sorrentino è stato lungimirante con il suo lavoro.
The young pope è una serie tv che racconta del primo papa americano, Pio XIII, e il suo distopico pontificato. La serie racconta di corruzione, libidine, tradimento, violenza ma al contempo di un amore così immenso e autentico da trascinare la Chiesa alla sua posizione marginale di partenza, avvicinandola ai valori triviali del Cristo.
Il Papa si deve confrontare continuamente con la triste realtà di una Chiesa subordinata al volere dei fedeli donatori che si lasciano facilmente scandalizzare dalle sue dichiarazioni e dai suoi comportamenti palesemente anacronistici e conservatori. Oltrepassando l’atmosfera onirica ed eccessivamente contemplativa di cui le scene sono riempite fino all’orlo, la volontà del pontefice appare cristallina: la consapevolezza che la Chiesa è a capo della comunità Cristiana, che ha scelto dei valori e delle guide, che sono vecchie come l’istituzione stessa e di conseguenza ostili al cambiamento troppo perspicace. Ed è giusto che sia così. L’unico stato influenzato direttamente dalla Chiesa è il Vaticano, ed è assolutamente opportuno che in tempi come gli odierni ci sia un costante scontro tra istituzioni, non violento, da cui possa uscire qualcosa che somigli a un ideale. È sempre dallo scontro di due pietre che si ottiene una scintilla, e Sorrentino nella sua serie forse voleva racchiudere anche questo.