Il caccia F35 è un veivolo avveniristico, iper-computerizzato e soprattutto iper-connesso dell’azienda americana Lockheed Martin. E’ stato acquistato da tantissimi alleati degli Stati Uniti, Italia compresa (vi ricordate la polemica di qualche anno fa?). Il caccia F35 è un computer che dall’alto guarda, memorizza, comunica. Ma come, e soprattutto, a chi?
In documento del Pentagono datato 17 agosto si evince che Lockheed creerà un firewall “che dia ai partner internazionali la possibilità di rivedere e bloccare i messaggi per prevenire la perdita di dati sovrani”. Le forze armate alleate potranno scegliere quali dati raccolti dal cacciabombardiere condividere con l’hub di comunicazione centrale degli Stati Uniti e quali invece riservare ai soli operatori nazionali. Il software necessario costerà oltre 26 milioni di dollari, di cui circa 5,5 saranno a carico dei “partner internazionali”.
L’atmosfera dei rapporti fra alleati occidentali, persino all’interno della Nato, è molto delicata. Per fare un esempio è facile immaginare che al governo di Israele non appaia gradevole l’ipotesi che i dati dei suoi aerei siano condivisi con Turchia, ultimamente in buoni rapporti con l’Iran, nemico storico dello stato ebraico.
Al di là della sfiducia fra partner, il problema è il sistema stesso dato che il software è accessibile solo ai progettisti statunitensi. Anche quando il costoso firewall sarà installato, i tecnici delle diverse nazioni, italiani compresi, non potranno verificarne il funzionamento: è Lockheed-Martin che garantisce, e gli alleati devono fidarsi. A questo si aggiunge il fatto che osservatori, fra cui Richard Clarke, ex responsabile della sicurezza per la Casa Bianca, hanno fatto presente chi chip acquistati dal Pentagono per il caccia F35 (e nno solo n.d.r.) sono quasi sempre di produzione cinese e potrebbero contenere istruzioni malevole.
Insomma, i circuiti teoricamente potrebbero “ribellarsi” ai comandi, smettere di funzionare o trasmettere informazioni riservate. Nel recente passato il ricercatore Sergei Skorobogatov ha dimostrato che già esistono chip cinesi con istruzioni malevole installate su apparecchiature militari, aeronautiche ed aerospaziali occidentali.