Fin dall’antichità il sogno ha rappresentato un mondo misterioso da indagare e studiare, affascinando filosofi e astrologi di tutti i tempi. Nel II secolo Artemidoro da Daldi, uno scrittore e fisico greco, designato poi come il grande precursore di Sigmund Freud, propose per primo, nei cinque libri che compongono l’Onirocritica, una lettura scientifica e sistematica della materia onirica. In realtà, egli non fece altro che raccogliere e verificare minuziosamente ciò che in tutta l’area mediterranea già si sapeva o si era capito, ossia l’idea che ogni sogno rappresenti uno squarcio che collega il mondo terreno all’aldilà, una visione che si manifesta trasmettendo messaggi ultraterreni ignoti. Dalla profonda curiosità e attrazione verso questo mondo oscuro si cominciò a creare una serie di sistemi per studiare il complesso delle dottrine esoteriche e mistiche concernenti Dio e l’universo, come quello della Qabbalah o Cabala; si cercò in altre parole di trovare un modo per capire il collegamento fra il mondo umano e quello ultraterreno che si esprime negli uomini mediante i sogni. Ma, ancor prima che nel Medio Oriente si diffondesse la gematria ebraica (sistema di numerologia che studia le parole scritte in lingua ebraica e assegnando loro valori numerici), che è all’origine della Qabbalah, nel mondo ellenico già si praticava l’onomanzia, una tecnica oracolare originata dalla conoscenza del significato col nome; così come l’isopsefia (l’associazione delle lettere che compongono una parola a un unico numero) era insegnata da Pitagora e dai suoi discepoli insieme alle sue teorie sull’aritmosofia, la legge dei numeri che riordinano il Kaos. Si giunge a questo punto al sistema napoletano della Smorfia, ossia l’arte dell’interpretazione dei sogni codificati in una tabella di soli novanta numeri. L’origine del nome non è ben chiara, la spiegazione più frequente è che sia legata al nome di Morfeo, il dio dei sogni nell’antica Grecia. Ciò che è certo, tuttavia, è che ben presto divenne un passatempo con il famoso gioco del lotto. La mania di giocare alla lotteria, così come la intendiamo oggi, risale ancor prima del Seicento, secolo in cui il gioco del lotto divenne ufficiale, quando l’Impresa del Lotto trovò sede in un palazzo del centro antico di Napoli, che oggi si chiama vico Bonafficiata Vecchia nei pressi della Pignasecca, titolo che riprende un avvenimento passato alla storia: nel 1520 durante un’estrazione furono scelte 90 ragazze da maritare; per la cinquina erano in palio corredi di nozze. Le donne che se li aggiudicarono furono chiamate le Bonafficiate, ossia le beneficate. Si può ben capire dunque come dall’interpretazione dei sogni nel corso dei secoli si venne delineando l’idea che i sogni potessero far arricchire l’uomo mediante il gioco, un’idea che oggi sfiora talvolta l’azzardo.