Napoli si contraddistingue anche per i tanti mestieri che hanno fatto la storia di questa città. Professioni oggi scomparse o modificate e migliorate. Tra le varie va ricordata quella del barbiere. Il barbiere ambulante radeva barbe e tagliava i capelli a domicilio, ponendo il cliente su una sedia collocata davanti al “basso” (l’abitazione che un tempo era una bottega e poi sfruttata come casa), sul marciapiede. L’attrezzatura di cui disponeva consisteva in una catinella, un asciugamano, una ciotola, forbici, pennello, sapone da barba, rasoio a mano libera e rimasugli di giornali per la pulizia della lama. Si può ben comprendere come l’igiene “sui generis” non fosse un requisito indispensabile. Per integrare i suoi guadagni, il barbiere svolgeva anche altri mestieri: mediatore nella ricerca di un’abitazione, sensale di matrimonio, il “sanguettaro”. Il sanguettaro era colui che applicava le sanguisughe alle orecchie dei colpiti da ictus, alle spalle degli ammalati di polmonite, alle gambe dei sofferenti di tromboflebite. Questi animaletti di stagno succhiavano il sangue dell’infermo con la conseguente diminuzione della pressione sanguigna. La sanguisuga è un piccolo animale nero invertebrato che vive solitamente nelle acque stagnanti e può essere pescato soprattutto in autunno. È provvisto di ventose con le quali si attacca alla parte interessata per iniziare poi a succhiarne il sangue. Durante il procedimento, lo stesso animaletto si ingrossa arrivando ad assomigliare a un piccolo cetriolo. In seguito le sanguisughe venivano messe nella cenere a spurgare il sangue infetto. Da questa usanza tra origine l’imprecazione “Puozze purgà comme ‘a sanguezuca dint’ ‘a cenere ‘o sango corruto de la ‘mmidia toia” e cioè “Che tu possa spurgare, come la sanguisuga nella cenere, il sangue infetto della tua invidia”.