Dopo le sparatorie nelle scuole di Parkland in Florida e Newtown in Connecticut, c’è chi ha proposto una tassa del 10% sui videogiochi violenti i cui proventi serviranno per incrementare la sicurezza nelle scuole.
La proposta chiamata House Bill 109 è arrivata dal rappresentante di stato della Pennsylvania, il repubblicano Chris Quinn.
Il politico ha così dichiarato:
“Uno dei fattori che potrebbero contribuire alla crescita e l’intensità della violenza nelle scuole è il materiale con cui i bambini vengono a contatto nei videogiochi“.
Non è mancata la replica dell’Entertainment Software Association (ESA) che con un comunicato ha dichiarato:
“Numerose autorità, inclusi scienziati, medici professionisti, agenzie governative e la Corte Suprema degli Stati Uniti hanno riscontrato che i videogiochi non sono causa della violenza. Incoraggiamo i legislatori della Pennsylvania di lavorare con noi sulla consapevolezza dei controlli parentali e il sistema di rating ESRB nei videogiochi, che sono efficaci strumenti per i genitori in grado di mantenere il controllo sui titoli giocati“
Il problema in realtà è ben più complesso. Il potere della potentissima “lobby delle armi” è immenso. Molti bambini vengono abituati all’uso delle armi fin da bambini, con armi adatte alle loro dimensioni ma perfettamente funzionati. Neanche presidenti più progressisti come Barack Obama e Bill Clinton non sono riusciti a fermare la diffusione delle armi, strumenti fondamentali, secondo la maggior parte del popolo americano, per esercitare il proprio diritto all’autodifesa. Diritto che da decenni ha provocato centinaia di morti, anche tra i giovanissimi, in decine di sparatorie che si susseguono in continuazione negli Stati Uniti.