In questi giorni, la notizia dello sparo a Piazza Nazionale ha giustamente riempito le pagine di tutti i giornali, incluso, ovviamente, il nostro. Il ferimento al petto della piccola Noemi è stato qualcosa che ha colpito nell’intimo noi tutti e che ci ha scosso profondamente. Ripensarci a mente fredda è ancora qualcosa che scava con le unghie nelle nostre coscienze. A tanti di noi, poi, sono venuti in mente episodi tragici del passato che hanno visto giovani vite innocenti spezzate dalla ferocia delle bande camorristiche, in guerra tra di loro. Prima fra tutti – ma anche altri sono i casi da poter citare – è la vicenda che nel 2002 ha visto coinvolta la quattordicenne Annalisa Durante, uccisa da un proiettile mortale a Forcella, durante una sparatoria tra i malavitosi.
Ma, oltre a queste storie, bisogna ricordare che c’è stato e c’è un altro modo, più silenzioso e subdolo, ma non meno atroce, attraverso il quale la criminalità organizzata, in questi anni, ha compromesso le esistenze di molti bambini. Il riferimento è ovviamente a tutti coloro i quali sono stati ammazzati dai veleni della cosiddetta “Terra dei Fuochi”. Come poter dimenticare, a tal proposito, l’associazione Noi genitori di tutti Onlus, la quale, dal 2013, ha visto molte mamme riunirsi per denunciare, lottare e rendere giustizia ai loro figli, stroncati dal cancro, diretta conseguenza dello smaltimento e interramento illegale dei rifiuti industriali provenienti da mezza Europa. Per non parlare, in aggiunta, dei roghi tossici dei rifiuti aziendali locali e dei rifiuti urbani, con relative esalazioni di sostanze terribilmente nocive. In circa trent’anni, la camorra ha praticamente fatto scempio di un intero territorio, rendendosi artefice di un vero e proprio genocidio, il quale non ha risparmiato le anime più piccole. Non a caso si è parlato di biocidio, un termine utile proprio a sottolineare le tanti morti causate dall’inquinamento ambientale. Diciamoci la verità, è stato, a tutti gli effetti, un crimine contro l’umanità, da trattare alla stregua – ci si consenta l’accostamento – degli stermini di massa delle dittature del secolo scorso. Abbiamo, dunque, soprattutto noi operatori dell’informazione, il dovere di non dimenticare, di tenere sempre un riflettore acceso su quanto di terribile e devastante la malavita ha prodotto in tante aree della Campania. Di certo, è giusto, oltre che inevitabile, scandalizzarsi per gli episodi eclatanti che si impongono all’attenzione dei media e dell’opinione pubblica, ma, al tempo stesso, rammentiamo sempre le tante tragedie che si sono consumate nel silenzio, spesso tra le enormi difficoltà economiche delle famiglie nel sostenere le spese delle cure mediche.
Cogliamo, quindi, l’occasione per ringraziare le donne e gli uomini che si sono fatti portavoce di questa emergenza. L’associazione Noi genitori di tutti ha affiancato il prete-eroe don Maurizio Patriciello, che, negli anni, abbiamo conosciuto quale instancabile lottatore che, attraverso petizioni, denunce, marce, con forza, coraggio e dedizione, si è messo a servizio della sua comunità martoriata.
Una menzione speciale, poi, va sicuramente anche al personale medico, che ha dovuto affrontare una situazione di tale portata. Proprio lo scorso 3 maggio è venuto a mancare, anch’egli di cancro, Maurizio Montella, dottore del prestigioso Istituto Tumori di Napoli “Fondazione Pascale, il quale si è speso molto sia per la diffusione dei dati preoccupanti relativi alle incidenze della malattia, sia per far chiarezza attorno alla verità dei fatti.
Insomma, impedire che tutto ciò finisca nell’oblio è l’unico modo che abbiamo pure per sollecitare le istituzioni nel contrastare quelle che, come definite da Legambiente, possiamo chiamare ecomafie. Abbiamo ora un Ministro per l’Ambiente, il campano Sergio Costa, che, al di là di ogni simpatia politica, nella sua lodevole carriera in qualità di Comandante del Corpo Forestale dello Stato, ha avuto modo di conoscere bene la realtà della Campania e confidiamo nel suo operato.