Il Rione Sanità è un microcosmo in cui si intrecciano leggenda e storia, antico e moderno, visibile e invisibile. A pochi passi dal Cimitero delle Fontanelle, luogo di rito delle “anime pezzentelle”, un interessante luogo da visitare e da approfondire è l’ “Acquaquiglia del Pozzaro”, un sito del Seicento in cui confluivano dei percorsi d’acqua. Collocato in un “vascio”, (basso), il nome “Acquaquiglia” trae origine da ‘”acqua della conchiglia“, ed è un omaggio ad una fontana del Cinquecento a forma di conchiglia che un tempo si trovava in piazza Santa Maria La Nova, nel quartiere San Giuseppe. Proprietario di questa struttura è Vincenzo Galiero che ha ricostruito l’evoluzione del sito degli ultimi anni e le diverse destinazioni d’uso. Realizzato in pietra tufacea, è stato ereditato dalla famiglia e tramandato di generazione in generazione.
A coinvolgere visivamente ed emotivamente i visitatori è proprio Vincenzo Galiero, nelle sembianze di un novello “Cicerone”, che animato da una grande generosità e dalla voglia di condividere l’atmosfera magica e misteriosa del sito, ci accompagna in questi ambienti umidi, caratterizzati da una serie di pozzi e di cunicoli, di cui ci sono poche certezze e tante leggende. Come afferma Galiero: “In questo basso costruito nel Seicento, negli anni Quaranta i miei nonni lavoravano il baccalà e lo stoccafisso che vendevano alle botteghe, e circa un anno fa io e la mia famiglia abbiamo deciso di far conoscere anche al pubblico la nostra storia: una realtà sotterranea che offre un aspetto nuovo di Napoli a chiunque venga a farci visita. In particolare, vogliamo contribuire al riscatto sociale e culturale di uno dei quartieri più difficili di Napoli, come del resto già sta facendo con impegno grazie a diverse iniziative”.
Durante la fase di scavo sono emersi alcuni reperti che risalgono alla metà del Settecento: antichi utensili da lavoro, piccole sculture e meravigliose maioliche. E’ un luogo in cui si intrecciano l’approccio “leggendario”, in particolare del Munaciello e della Bella ‘Mbriana, come si evince dagli oggetti presenti all’ingresso, e quello scientifico, di una ricostruzione storica e stratigrafica del sito.
La leggenda narra che “‘O munaciello”, era una figura dispettosa che si aggirava per le case napoletane per fare “compagnia” alle donne che erano sole. In realtà, erano dei “pozzari”, (da cui deriva la seconda parte del nome dell’associazione culturale), uomini che dopo i lavori di manutenzione dei pozzi risalivano verso le abitazioni seguendo le grappiate, ossia i fori realizzati per salire e scendere dalla cisterna, visibili perfettamente in uno dei pozzi rinvenuti in Acquaquiglia. Erano delle maestranze che lasciavano delle regalie alle signore “fortunate”. In caso di mancato pagamento per il lavoro svolto, il loro atteggiamento cambiava radicalmente. Nel Settecento, invece, si racconta che le donne facoltose pagavano i “pozzari” per far salire di nascosto gli amanti quando i mariti erano fuori casa.
Tra le leggende più ricorrenti nella storia di Napoli c’è anche quella della “Bella ‘Mbriana”, lo spirito buono della casa che protegge e consiglia la famiglia, che vede una certa continuità nel tempo. Infatti, all’ Acquaquiglia del Pozzaro, in segno di gratitudine e ospitalità, ancora oggi, c’è chi lascia per lei una sedia libera.
Dal punto di vista scientifico, invece, una serie di indagini potrebbero riportare alla luce nuove testimonianze e dare una maggiore chiarezza all’esistenza del sito. Una serie di ipotesi sono state avanzate, a cui manca una corrispondenza materiale. I cinque pozzi potrebbero essere comunicanti e concludere il loro percorso in una antica cisterna, dalla quale la popolazione attingeva per prelevare l’acqua. Oppure potrebbero essere singole cavità da interpretare con una diversa chiave di lettura. Interessanti potrebbero essere una serie di “carotaggi” per ricostruire la storia di Acquaquiglia.
Tuttavia tra le tante ipotesi, Galiero è l’unico ad avere delle idee molto chiare su come procedere e quali siano i progetti futuri: “Anzitutto continueremo con gli scavi, perché c’è ancora molto da lavorare. Attualmente sono aperti cinque pozzi dove un tempo sia i cittadini che un convento del Settecento, di cui oggi non c’è più traccia, attingevano l’acqua. E poi mi auguro di ricevere un riscontro sempre più importante da parte del pubblico, perché credo molto nello scambio culturale. Mi sento soddisfatto quando i visitatori si guardano intorno con occhi meravigliati e ascoltano con passione le mie parole. Fra l’altro, su prenotazione, ospitiamo anche eventi culturali”.
PER CONTATTI:
ACQUAQUIGLIA DEL POZZARO
Via Fontanelle 106 (Quartiere Sanità) – Napoli
acquaquiglia@gmail.com