Oggi riprendo un po’ un argomento trattato precedentemente.
Il coming out, argomento molto richiesto.Perchè?Perchè il salto nel buio fa paura.
Fa paura il coming out.. davvero? Nel 2016?Si, grazie alla società,il venir fuori da un qualcosa,comunicarlo, al mondo intero(se siete megalomani ),oppure solo ai parenti ,fa sempre paura. .. In quel preciso istante, inizia la vostra nuova vita.Vi guarderanno sempre con occhi “diversi” .Sarà ,nel caso degli amici,la prima cosa che si diranno appena girate le spalle, nascondendo il loro essere pettegoli, dietro il vostro coming out.TANTO, SI SAPEVA GiA’.
Ecco delle semplicissime regole.
Prima regola..Quando?Siete arrivati al punto tale di fierezza della vostra gayezza da poterlo sparpagliare ai 4 venti?Siete sicuri di reggere la botta con tutti. Sono argomenti succulenti, alla gente piace (S)parlare di queste cose.Se siete consapevoli e sicuri allora avete già fatto un passo enorme.
Poi,secondo passo ,a chi dirlo?Io eviterei i social. Si, è piu facile fare gli splendidi dietro ad un computer. Ma una volta scritto, sale l’onda dei pettegolezzi e delle condivisioni. A bizzeffe, retwittano che siete gay in 2 minuti. Scegliete una persona amica con la A maiuscola e diteglielo. Evitate parenti pettegoli. L ‘ideale sarebbero i genitori ,se sono persone libere, intelligenti non inficiate da religioni varie ,meglio ancora. Chi più della mamma. Se per lei va bene , vi darà un’iniezione di sicurezza assurda.La paura principale è sempre…”lo sanno a casa, mi sputtano..” Tolti i genitori che “sanno”, il resto è relativo.A meno che non abbiate seminato indizi in casa inconfutabili, siate calmi ,abituateli al discorso, istruiteli con tv e giornali, altrimenti rischiate il pronto soccorso per un infarto.
Ancora, come dirlo?Non mettete cd della Carrà e sculettando vi dichiarate,ovvio…neanche in lacrime, come se aveste un tumore… siate fieri e sicuri voi ,vale nella vita ed anche in questo caso. Se siete tranquilli e sicuri lo trasmetterete agli altri. Non fatelo a testa bassa, quasi a chiedere scusa, se non capiscono “il problema” è il loro.Che parole usare?. Difficile.Le parola fanno molto. Usate l’italiano come in tv : parole politicamente corrette :gay o omosessuale. Il gergo o il dialetto no: friaiell, culattone, frocio, pederasta ,ricchione, culoallegro, assolutamente no.”Mamma sono gay” ,è un colpo, ma una volta sparato,vi sentirete più leggeri.
Infine, il dopo.Never gone back.Una volta fatto ve lo tenete e ci mettete la faccia a vita. Non si torna indietro. Vi assoceranno sempre a quella parola.Uh, è uno scrittore gay, sportivo gay. Bel ragazzo PECCATO sia gay. GAY,gay… ..,per sempre. Non si ritratta. Mi viene in mente Anne Heche, attrice americana che si è dichiarata gay e fidanzatissima, salvo poi ritrattare.
Quindi, amici lettori in procinto di svelarvi:Testa alta, spalle larghe,schiena dritta e fieri di ciò che siete.
Altre forme di coming out, meno note.
Coming out dettato da:Comportamenti concludenti :tipo alcuni cantanti.Se tu non ti dichiari ufficialmente, ma giri con gli occhialoni da diva e chiami uno dei tuoi 10 cagnolini Miranda,amore, non c’è bisogno che lo dici a voce, si vede!Oppure il coming out di riflesso forzato: Se lo dichiara il tuo compagno con cui stai da 3 anni(di riflesso) lo hai fatto pure tu. Oppure il “comingoutfintoetero”, rari casi in cui un etero, che sembra gay, dichiara di essere etero, che bravo, tiriamo un sospiro di sollievo.
Oggi il mio ideale,se non l’ avessi già fatto e dopo averci scritto un libro intorno, sarebbe dichiararlo ai microfoni di radio Maria. Dopo che un “servo di Dio”, ha dichiarato : I terremoti recenti sono il castigo per le unioni civili, abbiamo raggiunto il punto più basso dell’ignoranza razzista. Per ogni coming out, radio Maria perde una frequenza, fino a zittirsi.
L’estremismo religioso non si copre, sempre,di nero come nell’isis, c’è anche quello, a volto scoperto, con una vocina che vi sussurra preghiere sorridendovi.
A queste persone dovrebbe essere richiesto di fare il comingout per dichiararsi idioti.
No coming out: no freelife.