Anche il diritto di cittadinanza è al centro della quarta edizione del festival Internazionale Kids che si terrà a Reggio Emilia dal 10 al 12 maggio. Organizzato da Internazionale Kids, dal Comune di Reggio Emilia e dalla Fondazione Palazzo Magnani, Internazionale Kids a Reggio Emilia è il primo festival italiano di giornalismo per bambine e bambini, che porta ai più piccoli il meglio della stampa internazionale attraverso un programma ricco di appuntamenti dal femminismo alla guerra, dalla sostenibilità alla tecnologia.
L’incontro, realizzato in collaborazione con Save the Children, è domenica 12 maggio, ore 11.30, presso il Teatro Cavallerizza con Italiani di fatto, per parlare con Giusy D’Alconzo, responsabile delle relazioni istituzionali e dell’advocacy dell’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro, e Benedicta Djumpah, attivista per i diritti di cittadinanza. L’appuntamento sarà l’occasione per presentare “Il Mondo in una classe. Un’indagine sul pluralismo culturale nelle scuole italiane” a cura di Save the Children che restituisce una fotografia della situazione che vivono quotidianamente oltre 800 mila studenti con background migratorio[1] nel nostro sistema scolastico, 1 su 10 tra gli iscritti nelle scuole del Paese – per comprendere il rapporto tra educazione e cittadinanza e, in particolare, come percorsi educativi e scolastici dei minori di origine straniera possano essere influenzati positivamente dal riconoscimento dello status di cittadina o cittadino italiano.
L’analisi, che ha coinvolto 6.059 studenti e studentesse, tra i 10 e i 17 anni, di scuole primarie e secondarie di I e II grado in cinque città (Catania, Milano, Napoli, Roma e Torino) mostra che, se il 56,2% degli studenti con genitori italiani si sente “sempre o quasi” accolto e parte integrante della comunità scolastica, la percentuale scende tra gli studenti con background migratorio, con una differenza netta tra coloro che hanno ottenuto la cittadinanza italiana (47,5%) e quanti non ce l’hanno (40%), evidenziando come anche la cittadinanza giochi un ruolo nei processi di costruzione del senso di appartenenza alla scuola e alla collettività. Per esempio, tra i minori con background migratorio che hanno smesso di frequentare la scuola per periodi prolungati, l’8,3% indica tra le motivazioni principali il fatto che non ci fossero posti disponibili a scuola, una percentuale che scende all’1,5% per gli studenti italiani nella stessa situazione.
La cittadinanza italiana sembra di conseguenza influire positivamente sul livello di istruzione più alto che gli studenti si aspettano di raggiungere. Il 45,5% degli studenti italiani (43,2% per quelli con background migratorio) intervistati ritiene di poter ottenere un diploma di laurea, un master o un dottorato, dato che scende al 35,7% per gli studenti con background migratorio senza cittadinanza. Questi risultati mostrano come i minori con background migratorio, se cittadini del Paese ospitante, tendono a maturare aspettative e aspirazioni equivalenti a quelle dei coetanei nati in Italia.
“Nel nostro Paese ci sono bambine, bambini e adolescenti “italiani” di fatto ma non di diritto, anche se nati o arrivati in Italia da piccolissimi e vissuti sempre qui. Ciò accade a causa di una legge vecchia trent’anni, che consente loro di ottenere la cittadinanza solo quando diventano maggiorenni e dopo un complesso iter burocratico. Una riforma è urgente, perché non avere la cittadinanza significa, anche per un minorenne, incontrare ostacoli nella sua vita quotidiana e vedere compromessa la sua piena partecipazione alla società. Proprio per chiedere alle istituzioni il riconoscimento della cittadinanza a bambini e bambine nati o arrivati da piccoli in Italia, Save the Children ha lanciato una petizione, che ha già raccolto oltre 100mila firme. Solo così si potrà riconoscere la loro piena appartenenza alla comunità nazionale, un’opportunità che il nostro Paese non può perdere”, ha commentato Giusy D’Alconzo. “È inoltre necessario un rinnovato impegno a favore dei percorsi scolastici degli studenti con background migratorio che riconosca il valore del pluralismo culturale e al contempo si inserisca in un piano di contrasto a tutte le gravi disuguaglianze educative, siano esse territoriali, economiche o di genere, che oggi pregiudicano il futuro dei bambini”.
[1] Per “minori con background migratorio” intendiamo i minori nati in Italia con almeno uno dei genitori che ha fatto ingresso in Italia come migrante e i minori che sono giunti in Italia essendo nati e precedentemente vissuti in un altro Paese.