Le monarchie e le dinastie nobiliari, nel nostro Paese, ormai da tempo non esistono più, così come quasi del tutto superate sono anche quelle forme di passaggio di padre in figlio delle arti e dei mestieri che, soprattutto nel passato, hanno ampiamente caratterizzato interi assetti familiari.
Tuttavia, vi è una famiglia napoletana che, dalla storia recente fino ai giorni nostri, ha praticamente incarnato un concetto di nobiltà e di trasmissione dinastica del tutto sui generis. Nella fattispecie, per nobiltà, invero, si intende non quella legata ad accezioni di potere, bensì la più eccelsa, ovvero quella umana, di esaltazione cioè dello spirito umano attraverso quella che era la loro professione: l’Arte. Parliamo, ovviamente, dei De Filippo, i quali, a partire dal capostipite Scarpetta, hanno segnato le forme più alte di Teatro e, successivamente, di Cinema. In tutto il mondo, non a caso, sono conosciute, studiate ed apprezzate le genialità di Eduardo De Filippo in primis, ma anche quelle di Peppino e di Titina, fino alla generazione di Luca e di Luigi De Filippo, il quale, come ormai tutti conoscono, è venuto a mancare proprio lo scorso 31 marzo.
È notizia di pochi giorni fa, infatti, quella della dipartita del figlio di Peppino, di colui il quale veniva identificato come l’ultimo della dinastia, dopo la recente morte, nel novembre del 2015, del cugino Luca, figlio, invece, di Eduardo.
La scomparsa di Luigi, all’età di 87 anni, per ovvi motivi, ha colpito tutti, instillando, non solo negli esperti del settore, il timore che dopo di lui difficilmente l’etere farà piombare sulla Terra artisti del calibro della celebre famiglia partenopea. Anch’egli, difatti, si è distinto in vita per l’enorme contributo conferito al mondo del Teatro, in qualità di attore, di commediografo e regista.
I funerali, ai quali in moltissimi sono accorsi per rendergli omaggio, si sono svolti nella Chiesa degli Artisti, in Piazza del Popolo a Roma, sua città d’adozione, dove era divenuto, insieme alla moglie, Laura Tibaldi, direttore artistico del Teatro Parioli, dimostrandosi pure un Maestro generoso verso le nuove generazioni. Così come sempre nella capitale, nel Verano, sono state accolte le sue spoglie in quella che è la tomba di famiglia.
Ora tutti e cinque i De Filippo sono lassù da qualche parte, e ci piace immaginare che magari stiano pensando di mettere in scena qualche opera, strabiliando ed emozionando gli spettatori. A noi quaggiù, invece, tocca mantenere vivo il loro ricordo e celebralo come solo con i più grandi si fa. Del resto, la morte è capace di eliminare solo la materialità, perché contro il Genio profuso dagli uomini, invece, essa non può nulla. Ci sono personalità, infatti, capaci con il loro talento di andare oltre la caducità della vita e di consegnarsi alla memoria imperitura ed è per tale motivo che il sipario sul Teatro dei De Filippo non calerà mai. Attraverso di noi dobbiamo far in modo che non si chiudano mai i tendoni rossi su tutto ciò che essi hanno rappresentato. La loro famiglia è, a tutti gli effetti, un pezzo enorme della nostra stessa identità, del nostro DNA culturale. Un pezzo di noi.