«Volevo avvertire il nostro ignoto estortore di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l’acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia. Ho costruito questa fabbrica con le mie mani, lavoro da una vita e non intendo chiudere. Se paghiamo i 50 milioni, torneranno poi alla carica chiedendoci altri soldi, una retta mensile, saremo destinati a chiudere bottega in poco tempo. Per questo abbiamo detto no al “Geometra Anzalone ” e diremo no a tutti quelli come lui». Con queste coraggiose parole, scritte in una lettera, intitolata “Caro estortore”, pubblicata sul Giornale di Sicilia otto mesi prima della sua morte, l’imprenditore palermitano, Libero Grassi, rivendicò la sua ribellione alle estorsioni della mafia.
Proprio per la sua strenua volontà di credere nella giustizia e di non cedere alle minacce di Cosa Nostra che gli chiedeva il pizzo, egli, il 29 agosto del 1991, esattamente 30 anni fa, fu ucciso con quattro colpi di pistola mentre si recava a piedi presso la sua attività, che guidava dagli anni Cinquanta, nella sua Palermo, lì dove dava lavoro a 120 dipendenti nel settore tessile. Per il suo omicidio nel 1993 furono arrestati il killer Madonia e il suo complice Favoloro, condannati in via definitiva con alcuni membri di spicco di Cosa Nostra nel 2008. Qualche mese dopo la sua morte venne varato il decreto che portò alla legge anti-racket 172 – con l’istituzione, in aggiunta, di un fondo di solidarietà per le vittime -, la quale ha comportato un significativo, seppur non bastevole, passo in avanti per la nostra società. Nel 1992, poi, fu conferita a Libero Grassi la medaglia d’oro al valor civile con la motivazione: “Imprenditore siciliano, consapevole del grave rischio cui si esponeva, sfidava la mafia denunciando pubblicamente richieste di estorsioni e collaborando con le competenti Autorità nell’individuazione dei malviventi. Per tale non comune coraggio e per il costante impegno nell’opporsi al criminale ricatto rimaneva vittima di un vile attentato. Splendido esempio d’integrità morale e di elette virtù civiche, spinte sino all’estremo sacrificio”.
A tenere il vivo il ricordo e l’insegnamento di questo straordinario uomo è pure la figlia, Alice, la quale, ogni anno, fa esporre in via Alfieri, la strada in cui è stato ucciso suo padre, un manifesto, scritto a mano, che riporta le seguenti parole assai significative in ordine a quelle che sono state tutte le responsabilità, le ombre e le colpevoli assenze sulla vicenda: “Il 29 agosto 1991 è stato assassinato Libero Grassi, imprenditore, uomo coraggioso, ucciso dalla mafia, dall’omertà dell’associazione degli industriali, dall’indifferenza dei partiti, dall’assenza dello stato”.
Nel trentesimo anniversario della sua scomparsa, è inevitabile dunque anche da parte nostra rendere omaggio e ricordare Libero Grassi e il suo esempio eroico, che deve assolutamente continuare ad essere un faro. La strada da percorrere nella lotta alla mafia, del resto, resta ancora molto lunga; basti pensare che, come sottolineato da Salvatore De Luca, il procuratore aggiunto che coordina la Sezione Palermo della direzione distrettuale antimafia, ancora oggi, purtroppo, un consistente numero di commercianti e imprenditori continua ad essere assoggettato a Cosa Nostra.