“Osservo, giro per le vie di Torre Annunziata, non mi stanco di fare domande. Racconto le storie dei muschilli, i ragazzini utilizzati per consegnare le bustine di droga, mandati dalle loro famiglie sulle strade a fare da corrieri. Sputo sulla carta stampata il malessere e il degrado delle persone che popolano la provincia, spesso lasciate sole a convivere con l’illegalità e la delinquenza. Ed è proprio tra gli emarginati che la camorra recluta di continuo nuovi soldati e io non ho paura di denunciare le manovre dei clan camorristici, scrivere nome e cognome dei boss. Perché la criminalità, la corruzione, non si combattono soltanto con i carabinieri. Le persone per scegliere devono sapere, conoscere i fatti. E allora quello che un giornalista “giornalista” dovrebbe fare è questo: informare.”
Queste parole appartengono a Giancarlo Siani, giornalista – ma “giornalista giornalista”, per dirla come nella sua nota citazione di cui sopra – il quale nacque a Napoli, nel quartiere Vomero, proprio il 19 settembre del 1959. Come sappiamo, fin da giovanissimo, il suo impegno e la sua passione per il mondo dell’informazione e per la scrittura si mossero per essere al servizio della Giustizia. Siani, per l’appunto, sia pure nel breve periodo che ha potuto esercitare la sua attività, è stato un giornalista nel vero senso della parola. Coraggioso, sempre schierato dalla parte degli umili, amante della verità da trasmettere e rendere chiara ed illuminata attraverso l’arte della scrittura, egli non poteva che essere un elemento scomodo. Le sue indagini dettagliate, condotte per giunta da cronista precario per Il Mattino, sugli intrecci tra le realtà camorristiche e politiche campane e, in special modo, della città di Torre Annunziata, non potevano che farlo entrare nel mirino, come nemico numero uno, della criminalità organizzata. In modo particolare, egli si concentrò sui patti e sulle lotte che caratterizzavano i rapporti fra i vari clan per contendersi la grande torta dei finanziamenti pubblici che si dovevano spendere per la ricostruzione dei centri abitati distrutti dal terremoto del 1980.
L’articolo che decretò la sua condanna a morte fu pubblicato su Il Mattino, precisamente, il 10 giugno 1985. Attraverso quel pezzo, venivano infatti rese note ed esplicite le modalità interne che avevano portato, a tradimento, all’arresto del boss Valentino Gionta, destabilizzando il clan Nuvoletta che era alla ricerca di una tregua con i nemici casalesi. E fu così che decisero di ammazzarlo, sotto casa sua, il 23 settembre del 1985, all’età di soli 26 anni, mentre era a bordo della sua Mehari verde, diventata con lui il simbolo della lotta a tutte le mafie. Dopo l’omicidio, ci sono voluti ben 12 anni per venire a capo delle cause che avevano spinto le mani della criminalità organizzata a togliergli la vita; e alla verità si è giunti grazie alle indagini condotte dal giovane Procuratore della Repubblica Armando D’Alterio insieme con la squadra mobile di Napoli.
Sono dunque passati 36 anni dall’assassinio di Giancarlo Siani, tuttavia il suo insegnamento, il suo esempio e la sua opera continuano ancora oggi, e devono continuare ad essere nel futuro, un faro assolutamente necessario per tutti e soprattutto per le giovani leve del giornalismo nel nostro Paese, che, come è noto, non eccelle sul piano della libertà di stampa. “Noi continuiamo a ricordare, lui continua a parlare. Continuando come la goccia ogni anno, finché avremo voce, a ricordare il suo sacrificio è un po’ come se volessimo ‘vendicarci’ di chi ha voluto farlo zittire”. Queste le parole di Paolo Siani, suo fratello, che anche quest’anno si sta spendendo molto per tenere viva la fiamma del ricordo.
In occasione dell’anniversario della morte del giovane giornalista, il prossimo 23, c’è da dire, invero, che sono tantissime le iniziative organizzate per ricordarlo ne “Le giornate con Giancarlo” e il “Premio Siani”, organizzati da Fondazione “Giancarlo Siani” Onlus, Fondazione Pol.i.s., Ordine dei Giornalisti della Campania, Sindacato Unitario Giornalisti Campani, il Mattino, Università Suor Orsola Benincasa, AsCenDeR- Ass. Centro di Documentazione e Ricerca. Oggi si inizia alla libreria “Io ci sto” in Piazza Fuga al Vomero, lo stesso quartiere dove Giancarlo è nato e cresciuto. Alle 18 una sala della libreria sarà intitolata a Giancarlo, con Claudia Migliore ed Alberto Della Sala. In aggiunta, seguirà all’esterno la premiazione con la Targa del “Premio Siani 2021” per gli autori dei libri selezionati.