“Andare via lontano a cercare un altro mondo, | dire addio al cortile, andarsene sognando. | E poi mille strade grigie come il fumo, | in un mondo di luci sentirsi nessuno. | Saltare cent’anni in un giorno solo, | dai carri dei campi agli aerei del cielo. | E non capirci niente e aver voglia di | tornare da te.”
Il 21 marzo 1938, nasceva a Cassine, in provincia di Alessandria, Luigi Tenco, cantautore d’immenso talento, un talento tale che non venne compreso fino in fondo dalla cultura musicale dell’epoca. Oggi, nella data della sua nascita ci sembra pertanto doveroso ricordarlo e rendere omaggio a uno degli artisti italiani più indimeticabili, ripercorrendo la sua carriera fulminea.
L’esordio discografico di Luigi Tenco avvenne nel 1959 con i singoli “Mai” e “Mi chiedi solo amore”, pubblicati contemporaneamente. La sua formazione artistica si concetrò principalmente a Genova, dove – insieme a Fabrizio De André, Bruno Lauzi, Gino Paoli, Umberto Bindi, Giorgio Calabrese, i fratelli Gian Franco e Gian Piero Reverberi e altri-, fu uno degli esponenti della cosiddetta “scuola genovese”, ovvero un nucleo di artisti che rinnovò profondamente la musica leggera italiana a partire dagli anni Sessanta . Il suo primo gruppo si chiamava “Jelly Roll boys jazz band”, difatti, enorme era la sua passione per il jazz. Successivamente, il cantautore fu accompagnato dal gruppo dei “Cavalieri”, fra cui Enzo Jannacci al pianoforte, Gianfranco Reverberi al vibrafono, Paolo Tomelleri al clarino e Nando De Luca alla batteria.
Forse non tutti sanno che Tenco, nel corso della sua carriera, usò tre pseudonimi: Gigi Mai per il singolo “Amore”, Gordon Cliff per il singolo “Tell me that you love me” (versione inglese di “Parlami d’amore Mariù”) e Dick Ventuno per un’edizione del singolo “Quando”, nonchè per le cover delle canzoni “Notturno senza luna” e “Qualcuno mi ama”.
Dal 1959 al 1963, il cantautore, per il gruppo Ricordi, realizzò un album con il suo nome e molteplici canzoni, tra le quali, sicuramente degne di nota sono “Mi sono innamorato di te” e “Io sì”. Dal 1964 al 65, poi, egli incise per la Jolly un altro album “Luigi Tenco”, intitolato ancora una volta, con il suo solo nome e tre singoli. In questo periodo, il cantante alle canzoni d’amore, come “Ho capito che ti amo” e “Ah .. l’amore, l’amore”, aggiunse ballate di carattere sociale, come “Vita sociale”, “Hobby” e “Giornali femminili”, le quali però verranno pubblicate postume. Nel 1966, Luigi Tenco firmò un contratto con la RCA, per la quale pubblicò un altro album “Tenco” e due singoli: “Un giorno dopo l’altro” e “Lontano, lontano”. In questo stesso anno, in aggiunta, egli cominciò la sua relazione amorosa con la nota cantante Dalida. Nel 1967, proprio in coppia con Dalida, il cantautore prese parte al Festival di Sanremo, con il brano “Ciao amore, ciao”. Come è noto, proprio durante la kermesse musicale, Tenco, a soli 28 anni, fu trovato morto nella camera da letto dell’Hotel Savoy in cui alloggiava durante il periodo del festival. La motivazione ufficiale del suo decesso fu attribuita al suicidio; del resto, fu ritrovato nella sua stanza un biglietto, c’è da dire di dubbia paternità, in cui lo stesso cantante parlava di un’incomprensione della giuria, la quale aveva bocciato la sua “Ciao amore, ciao”, per promuovere canzoni di basso livello come “Io, tu e le rose” e “La rivoluzione”. L’artista, anche sulla base delle testimonianze di coloro che lo conoscevano personalmente, era indubbiamente afflitto da una grave inquietudine; tuttavia, a distanza di decenni, rimangono ancora molti dubbi e questioni irrisolte sulle cause reali della sua morte. Dopo la decisione di riaprire il caso, nel 2006, fu però confermata l’ipotesi iniziale di suicidio. Si chiuse così, nel modo più tragico, la parabola di uno dei cantautori più fraintesi ma, al tempo stesso, emblematici degli anni Sessanta.