“La mia libertà finisce dove comincia la vostra”. “Dobbiamo imparare a vivere insieme come fratelli o periremo insieme come stolti”. “Cercate ardentemente di scoprire a che cosa siete chiamati a fare, e poi mettetevi a farlo appassionatamente. Siate comunque sempre il meglio di qualsiasi cosa siate”
Il 4 aprile del 1968, veniva ucciso, all’età di soli 39 anni, a Memphis, dopo una manifestazioni a favore degli spazzini – sia neri che bianchi – della nota città del Tennessee, il leader del movimento per i diritti civili degli afroamericani, Martin Luther King. Egli è stato, senza dubbio, una delle personalità più importanti della storia del Novecento degli Stati Uniti e non solo. Con la sola forza della parola e delle idee, Martin Luther King, infatti, ha contribuito a cambiare e a rivoluzionare gli Usa e, a ben guardare, il mondo intero. La sua resistenza non violenta – in contrapposizione alle posizioni più oltranziste di Malcom X – e il suo enorme impegno pacifista per debellare dalla società americana degli anni Cinquanta e Sessanta la piaga della discriminazione razziale hanno reso la sua figura immortale, al pari di grandi assoluti del pianeta quali, per esempio, Gandhi, al quale, non a caso, egli si ispirò.
Il cuore del pensiero del leader afroamericano è racchiuso nelle sue opere “Letter from Birmingham” e “Strenght to love” e, anche ai giorni nostri, è assolutamente necessario ricordare le sue idee, il suo esempio. Del resto, ancora oggi, purtroppo, non sono rari episodi di razzismo e di violenza, a partire dagli Stati Uniti; basti pensare, ad esempio, ai casi di abusi perpetrati dalla polizia ai danni di persone di pelle nera. A tal riguardo, come possiamo ricordare, l’uccisione di George Floyd, lo scorso anno, ha scosso profondamente l’opinione pubblica, generando anche aspri contrasti, oltre che dibattiti politici che, tra gli altri, hanno caratterizzato la campagna elettorale per le elezioni del nuovo inquilino alla Casa Bianca. Ma pure l’Europa e l’Italia – con una certa destra che soffia sulla fiamma dell’intolleranza – non sono esenti dal macchiarsi sovente di inaccettabili forme di discriminazione. L’insegnamento di Martin Luther King deve pertanto essere, come si diceva, un faro per le azioni e gli intenti di tutti coloro i quali credono nell’uguaglianza e sognano un mondo più giusto.
Un mondo più giusto, era proprio questo il sogno di Martin Luther King. Resterà per sempre incastonato nella Storia quel suo “I have a dream”, pronunciato nel discorso famosissimo, durante la marcia di oltre 250.000 dimostranti in protesta a Washington DC, nel quale egli concepiva un mondo in cui i popoli non fossero più divisi in base alla razza. A questo desiderio di giustizia egli dedicò tutta la sua vita, fino a esserne un martire; un eroe che ha sacrificato la sua stessa esistenza. Per interi anni, Martin Luther King scrisse, tenne discorsi – con la sua eccezionale oratoria -, e organizzò proteste e dimostrazioni di massa, sempre non violente, per attirare l’attenzione del pubblico sulla discriminazione razziale e per richiedere una legislazione che proteggesse i diritti degli afroamericani. E il coronamento di tutto il suo impegno arrivò nel 1964, con il riconoscimento del Premio Nobel per la Pace.
Si fa fatica a crederci, ma appena qualche decennio fa, negli Stati Uniti, solo per citare alcune forme assurde di separazione, c’erano fontanelle pubbliche separate per bianchi e neri; a teatro c’era la balconata separata per neri e i posti in fondo al bus solo per i neri. La battaglia per cambiare queste condizioni e guadagnare la parità dei diritti di fronte alla legge per i cittadini di qualsiasi etnia è stata la scena di fondo della breve vita di Martin Luther King e a lui dobbiamo essere tutti riconoscenti. Nel solco tracciato dal suo pensiero dobbiamo inserirci per continuare a lottare e per far sì che non si facciano passi indietro nei risultati ottenuti con tanto sacrificio.