Lungo le pagine della storia novecentesca, macchiata dagli atroci supplizi delle due guerre mondiali, i volti di persone comuni, legate da un dolore implacabile e dall’inevitabile destino di morte, si susseguono in listelli sconosciuti come nomi senza un’identità. Eppure, tra l’inettitudine e il timore, la derisione e la repulsione, molti di quegli uomini assurgono a veri eroi con il tentativo di contrastare quel male insensato. Ne è una dimostrazione Salvo D’Acquisto, simbolo della Resistenza contro i nazisti, figura tenace, carabiniere con un profondo sentimento nazionalistico che ha sacrificato la propria vita per salvare quella dei suoi compatrioti. Nato a Napoli il 17 ottobre 1920, si arruolò come volontario nell’Arma dei Carabinieri il 15 agosto 1939 e divenne carabiniere il 15 gennaio 1940. Il 28 ottobre dello stesso anno venne mobilitato con la 608a Sezione Carabinieri e sbarcò a Tripoli il 23 novembre successivo. Tornato in Patria, dal 13 settembre 1942 fu aggregato alla Scuola Centrale Carabinieri di Firenze per frequentarvi il corso accelerato per la promozione a vice brigadiere, grado che conseguì il 15 dicembre successivo. Una settimana dopo venne destinato alla stazione di Torrimpietra, una borgata a 30 km. da Roma.Nonostante la consapevolezza del suo tragico destino, fucilato, a soli ventitre anni, dai tedeschi in località Torre di Palidoro il 23 settembre 1943, come confermato nel suo foglio matricolare, egli non si arrese mai dinanzi alla crudeltà delle SS. L’episodio, tra i più eroici offerti da un carabiniere nel corso della storia dell’Arma, risale all’8 settembre 1943, quando un reparto di SS tedesco si colloca nel territorio della Stazione di Torrimpietra, occupando una caserma abbandonata della Guardia di Finanza, sita nella vicina borgata Torre di Palidoro. Durante un’ispezione nella caserma, alcuni soldati tedeschi rimasero gravemente feriti e un militare ucciso a causa dello scoppio improvviso di una bomba a mano. Un avvenimento interpretato dai tedeschi come un attentato, tanto da incitare il comandante del reparto a recarsi nella Stazione di Torrimpietra per cercarvi il comandante. Non trovandovi il maresciallo titolare della stazione, bensì il vice brigadiere Salvo D’Acquisto, fece a lui nota di individuare i responsabili dell’accaduto. Nonostante le insistenti spiegazioni del sottufficiale, il quale tentò di convincerlo della casualità dell’episodio, l’ufficiale tedesco agì con spietatezza, facendo radunare 22 innocenti cittadini e conducendoli su un carro ai piedi della Torre di Palidoro. Salvo D’Acquisto, compresa la imminente situazione tragica a cui erano sottoposti gli ostaggi, affrontò ancora una volta il comandante tedesco per chiarirgli i fatti così come erano andati. Ma, di fronte all’ennesima risposta negativa del vice brigadiere di far trovare i colpevoli, il nazista obbligò i cittadini lesi a scavarsi una fossa comune. A quel punto, D’Acquisto si autoaccusò responsabile dell’attentato e chiese la liberazione degli ostaggi.Il suo atto di estremo coraggio, rimase nella mente degli stessi militari tedeschi, i quali, parlando con una giovane del luogo, affermarono che il sottufficiale era “morto da eroe, impassibile di fronte alla morte”. In sua memoria, il Luogotenente Generale del Regno, con decreto “Motu Proprio” del 25 febbraio 1945, conferì la Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione: “Esempio luminoso di altruismo, spinto fino alla suprema rinunzia della vita, sul luogo stesso del supplizio, dove, per barbara rappresaglia, era stato condotto dalle orde naziste, insieme con 22 ostaggi civili del territorio della sua stazione, pur essi innocenti, non esitava a dichiararsi unico responsabile d’un presunto attentato contro le forze armate tedesche. Affrontava così, da solo, impavido la morte, imponendosi al rispetto dei suoi stessi carnefici e scrivendo una nuova pagina indelebile di purissimo eroismo nella storia gloriosa dell’Arma“. In suo nome sono state dedicate strade e piazze, così come molte caserme d’Arma, per non dimenticare che nel periodo più buio della storia mondiale vi sono stati uomini che hanno combattuto in difesa del proprio onore, di quella dignità calpestata da disumana crudeltà, definendo un’identità non più disgregata, frantumata e soppressa dalla ferocia del regime fascista, ma forte e unitaria.