Il 25 Maggio lo scrittore, traduttore, editor e agente letterario Sergio Claudio Perroni ci ha lasciati, aveva 63 anni. Si è tolto la vita con un colpo di pistola in via Roma a Taormina dove viveva da qualche anno con la moglie. A portarlo al suicidio sarebbero stati problemi di salute. Traduttore di autori come Steinbeck, David Foster Wallace e Vonnegut, il suo libro ‘La bambina che somigliava alle cose scomparse’ era stato presentato all’ultimo Salone del Libro di Torino.
Quella tragica mattina, verso le nove è andato come suo solito al Bam Bar. Poi è uscito, ha camminato per cinque minuti fino a via Roma e ha proseguito fino al belvedere sotto piazza IX aprile. Lì si è fermato, ha preso la pistola dalla tasca e si è sparato.
Come raccontano le testate giornalistiche, le ragioni del suicidio sono spiegate in un biglietto rintracciato dalla polizia: la malattia lo aveva probabilmente portato a uno stato di abbattimento emotivo, che alla fine lo ha indotto a farla finita.
Una grandissima perdita per il mondo dell’editoria: uomo di grande cultura e talento.
Ricordiamolo citando alcuni dei suoi lavori più famosi.
Entro a volte nel tuo sonno
A ogni vita appartengono scorci sulla bellezza assoluta che ciascuno di noi porta dentro di sé, quasi senza accorgersene. Finestre che possono spalancarsi sull’intensità dolente dei sentimenti, sulla leggerezza dei gesti piccoli e delle emozioni più universali, “confessioni del sentire”, come le chiamava Pessoa, che nelle pagine di Sergio Claudio Perroni conoscono la forma potente e delicata di una poesia che scivola nella compattezza di una prosa breve, per tornare sempre all’origine di un ritmo dettato dal vivere, ancor prima che dallo scrivere. Entro a volte nel tuo sonno ci fa esplorare, come in un ideale atlante dell’anima, tutte le variazioni dell’esistenza – tra paure e passioni, volontà e istinti, mancanze e rinascite – per ricomporre i frammenti dei nostri discorsi interiori quotidiani, e donarci le parole esatte per saperli riconoscere e, finalmente, dire.
Il principio della carezza
Una donna, un uomo, una città deserta, una finestra che separa mondi e unisce solitudini. Con questi semplici elementi, Sergio Claudio Perroni costruisce una storia che racchiude due vite. Lei, scrittrice disincantata, e lui, lavavetri sognatore, non potrebbero essere più diversi, ma hanno due cose in comune: un passato da rimarginare, un presente che intreccia amarezza e amore. “Il principio della carezza” è la storia del loro incontro, dunque del loro destino.
Nel ventre
Tre guerrieri e una donna. I tre sono Ulisse, Neottolemo ed Epeo, condottieri achei divisi tra incanto e paura. Lei sembra una dea – anzi, la più sensuale e umana delle divinità: Atena. Attraverso gli occhi in ascolto di un semplice soldato, seguiamo le gelosie, le lotte e i dubbi dei tre eroi mentre aspettano che il cavallo di legno in cui sono nascosti raggiunga Troia e porti a compimento il destino. Un destino che Atena, la donna-dea, sembra al tempo stesso illustrare e governare, seducendoli con la sua malia, terrorizzandoli col sangue, svelando l’inganno tra ciò che vogliono sapere e ciò che tentano di nascondere a se stessi. In un susseguirsi di azione, emozione e invenzione, Nel ventre racconta un mistero che ha radici nella notte dei tempi. E nel farlo sviluppa in maniera poetica e spietata il tema dell’animo umano più contemporaneo e flagrante, scisso tra la paura di morire e quella di agire, quindi di vivere.
Leonilde, storia speciale di una donna normale
Con prosa ritmata e incalzante, Sergio Claudio Perroni racconta la tempra drammaturgica di Nilde lotti, l’agguerrita soavità con cui, tra la fine del Fascismo e la morte di Togliatti, questa “regina plebea” seppe reagire alle invidie e alle insidie di una corte che non le perdonava i tanti successi, primo fra tutti quello di essere amata dal capo del PCI. Una vita densa di passioni non solo politiche, di intrighi, rinunce, conquiste e sentimenti strettamente intrecciata – e a volte perfettamente coincidente – con i drammi, le conquiste e le contraddizioni dell’Italia di quegli anni.
Non muore nessuno
R.T Fex è uno scrittore pieno di fascino e di talento, scomparso misteriosamente al culmine del successo. Questa è la storia della sua vita, narrata in presa diretta da persone e personaggi che l’hanno conosciuto. Una vita ricca di passioni e di illusioni, slanci poetici e colpi di genio ma anche chimere, massimi sistemi ridotti ai minimi termini. Una vita in cui Fex alterna gli amori fulminanti alle beghe con critici e colleghi, inventa nuove vocali e impara a cronometrare il nulla, scopre le parole giuste per riaccendere vecchie fiamme, misura la velocità del pensiero, svela le virtù sessuali delle orfane… Una vita esemplare, insomma, in cui l’amore forsennato per la fantasia è l’unica scappatoia esistenziale possibile.
La bambina che somigliava alle cose scomparse
“Ma a che ti serviva la nuvola?” Si chiama Pulce e risolve problemi. Per farlo, ricorre all’antico e desueto stratagemma di porre domande. Interroga chi incontra sul motivo di una paura inspiegabile, di una particolare malinconia, di una speranza tradita. Gira e rigira, le risposte sono altre domande: d’amore o d’amicizia, di protezione o di salvezza. “Mi serviva a nascondermi,” le risponde il passero, terrorizzato dal falco che lo insegue. Detto, fatto: il volto di Pulce diventa la nuvola in cui rifugiarsi! È scappata di casa, Pulce. Si è presa una vacanza dalle lamentele della mamma e del papà per quello che fa o non fa, per ciò che è o non è. Ha sette anni, gli occhi color tatuaggio e un’energia visionaria. In un battibaleno è capace di trasformarsi in chiunque e in qualunque cosa: un ruscello, un affetto perduto, una stella cadente, una madre scomparsa, un paio di occhioni blu… E così, facendo da ponte tra quello che c’era e quello che non c’è più, rimedia di volta in volta alla perdita di cui soffrono i personaggi in cui si imbatte. Per riuscirci, attinge all’esperienza che zampilla dalle sue “fonti”, un popolo buffo e saggio raccontato in parallelo dalle geniali note a piè di sogno. “La bambina che somigliava alle cose scomparse” è la favola dei piccoli di ogni età e dei grandi ancora disponibili alla meraviglia. Perché non è vero che l’essenziale è invisibile agli occhi. È il contrario, basta conoscere Pulce.