Una bella realtà moderna e fuori dagli schemi nasce nel sud Italia, precisamente nella suggestiva Bari. Un atelier nuovo, moderno e con tanta voglia di farsi conoscere. Aedor Studio di Antonella Mirco propone dei capi unici, ricercati e adatti a tutt*. Una moda genderless indirizzata a chi ha voglia di essere se stess* e mostrarlo con il proprio outfit. Antonella Mirco è l’unica e sola proprietaria dell’atelier. Savio Chiumarulo è il suo partner di vita e la supporta dal punto di vista comunicativo e nella gestione delle risorse in caso di necessità. Vita privata e lavorativa sono spesso un tutt’uno, poiché Savio lavora in ambito creativo per suoi progetti personali. Una coppia di creativi insieme da circa 12 anni.
Entusiasta di questo brand, contatto Antonella Mirco per una bella intervista.
Raccontateci un po’ chi siete?
Antonella Mirco, 31 anni, nata a Vasto, in Abruzzo, e cresciuta a Guardialfiera in Molise e Savio, 33 anni, nato a Bari e cresciuto ad Acquaviva delle Fonti. Entrambi 3 anni trascorsi a Pescara e 7 a Berlino fra varie andate e ritorni. L’atelier Aendör Studio è stato aperto il 21 Dicembre 2022 e al momento è una ditta individuale fondata da Antonella Mirco, 31 anni, fashion designer, supportata e incoraggiata dal suo partner Saverio Chiumarulo che la aiuta con la parte di comunicazione, marketing e i rapporti con altre realtà. Antonella si laurea in Fashion Design presso l’Università Europea del Design di Pescara, col massimo dei voti e nel 2014 lancia il suo primo brand Antonella Mirco Clothing Brand in Italia, per poi svilupparlo a Berlino e venduto in Concept Store del carico di LNFA e Studio183 (due dei migliori shop della città). L’atelier nasce come showroom per ospitare il brand stesso Aendor Studio e la sua fragranza. Le collezioni moda sono interamente disegnate, tagliate e cucite a mano in atelier on-demand. La fragranza viene prodotta e supervisionata da Hasna, fragrance designer di talento della provincia di Padova. La produzione artigianale è fondamentale per la vision del brand che vuole evitare la produzione in serie per conto terzi, per non intaccare la qualità degli abiti ed evitare sprechi e consumi impropri di tessuto come previsto dalle dinamiche dello slow-fashion. Una scelta etica e sostenibile sia dal punto di vista ambientale che dal punto di vista del rispetto sul posto di lavoro (in fase futura sopratutto). L’atelier, inoltre, è stato ideato (architettonicamente) per ospitare al suo interno performance artistiche, workshop e laboratori di artigianalità.
Radici del brand.
Antonella: “Al primo anno di universita’, spesso ricevevo feedback contrariati di docenti riguardo i miei figurini androgeni e le mie collezioni sempre sui toni del nero, con gonne e abiti disegnati per uomini e donne senza distinzione e/o preoccupazione per il mercato” Sostanzialmente, noi abbiamo sempre giocato con i nostri abiti. L’abito stesso va scisso dall’idea di genere, ma visto come vestiario e trattato come tale o come punto di svolta, anche in ambito sociale. La moda genderless propone un’evoluzione sociale, che abbandona rigide categorizzazioni e diventa strumento di espressione individuale. In breve, per diventare genderless, la moda dovrebbe gradualmente abbandonare la categorizzazione binaria che la caratterizza. Noi ci impegniamo a far sì che questo avvenga. Anche tramite la struttura stessa degli abiti (spalle, abbottonature, interscambio, struttura del capo)
Da cosa traete ispirazione per le vostre creazioni?
Le prime ispirazioni sono legate ai grandi maestri della moda giapponese come Yohji,Yamamoto, Rei Kawakubo, ma anche dal genio di figure come John Galliano, Alexander McQueen, Rick Owens. Di lì l’influenza del total black e del minimalismo. Come ispirazione in senso artistico, siamo spesso attratti dal mondo sacro e profano, dal rito, da elementi naturali spesso asettici: la polvere, la pelle, i capelli, il fumo, i suoni. Ma anche da aspetti socio-culturali del passato e del presente.
Come scegliete i modelli per le vostre foto?
Noi tendiamo a preferire figure androgine. Ultimamente, abbiamo voluto dare attenzione alle forme femminili, per sdoganare stupidi tabù e critiche o ban relazionati alle sole figure femminili. I/le modell* sono spesso persone che noi conosciamo o abbiamo intravisto nella nostra cerchia di amici e conoscenti. Abbiamo anche lavorato con agenzie, ma qui al sud, si tende a proporre profili basati su stereotipi di “bellezza” superati. l’attitude è quella che conta, non gli occhi celesti o la tartaruga. Naturalezza. Tendiamo a cambiare costantemente, perché abbiamo come obiettivo, quello di rappresentare qualsiasi forma estetica, dal colore della pelle, alla fisicità. Ovviamente è un processo lento, che richiede del tempo e sensibilità nel scegliere il momento giusto per poter mettere a nudo le debolezze altrui. Si tratta di contenuti digitali, condivisi su piattaforme che possono esser spietate. Bisogna avere bene in mente che a rimetterci non è il brand, ma in primis i/le modell*. Serve tanta cura e attenzione. Col tempo saremo in grado di affrontare queste tematiche con la giusta preparazione. Con preparazione, si intende la consolidazione di una community pronta a “battersi” con noi (non per noi).
Potete scegliere un personaggio noto che vi faccia da modello; chi scegliereste e perché?
Abbiamo una lista lunga. Ne citiamo alcun*:
Drusilla Foer (Gianluca Gori)
Helena Bonham Carter
Mads Mikkelsen
Uma Thurman
Eddye Redmayne
Jeff Mills
Siete del sud, ancor un pochino chiuso e disinformato sul concetto “genderless”, come siete stati accolti?
Uno degli obietti per cui è stata scelta Bari come città di lancio del progetto, era appunto quello di provare ad educare verso una tipologia di moda differente. In più, ritrovarsi a Milano o in una qualsiasi altra realtà già aperta al topic, non avrebbe portato nulla di nuovo e nessuna crescita, anche di tipo culturale, all’interno di quel macrouniverso. In più, Bari funge da base operativa, ma fortunatamente siamo nel 2024 e il brand è capace di attrarre anche realtà esterne a Bari tramite il proprio e-commerce e social media. Le nuove generazioni sono estremamente informate, mentre le persone over 40 sono molto curiose in alcuni casi, in altri, più scettiche. Ovviamente ci si riferisce ad una nicchia. Va fatta una precisazione. La moda genderless è difficile da concepire in un sistema binario sociale tradizionale, al quale va aggiunta l’identità di genere (come l’individuo considera se stess* in relazione al genere), espressione di genere (apparenza esteriore, hairstyle, voce, abbigliamento) e l’orientamento sessuale (attrazione sessuale dell’individuo). Una mescolanza di concetti, troppo spesso confusi l’uno con l’altro.
Perché le vostre creazioni sono prevalentemente di colore nero?
Semplicemente perché amiamo il nero. Ha sempre fatto parte delle creazioni di Antonella. L’ispirazione viene dai grandi maestri della moda giapponese, come Yohij Yamamoto e Rei Kawakubo. Il nero è elegante. Il nero è minimale. il nero non è invasivo nè passa inosservato. Il nero è tutto o niente. La combinazione perfetta per la nostra idea di moda. Il nero è l’insieme di tutti i colori, il che rende impossibile l’associazione a un binarismo di genere dettato per esempio dall’attribuzione di un genere sulla base del colore rosa o del celestino. Metodi di catalogazione ormai obsoleti. Si tratta anche di una scelta ambientale, per ridurre la produzione o spreco di tessuto. Noi acquistiamo metrature ridotte di tessuto, sempre e solo nero. I nostri pezzi sono fatti on-demand (produciamo solo se richiesto) per chi espressamente vuole uno dei nostri capi. Sulla rella in atelier, c’è un capo per modello, il cliente può provare e acquistare quello e noi andremo a riprodurlo per rimetterlo in esposizione. Non c’è il rischio che un colore venga lasciato da parte
Per questa estate, consigliateci il “must have” per essere cool
Stiamo vedendo tante trasparenze in giro. La nostra collezione in mesh è disponibile da un paio d’anni, ma il pubblico era scettica, perché lasciava intravedere “troppo”. Un senso del pudore causato dagli occhi indiscreti della società. Ora sembra che le cose stiano cambiando e per tanto abbiamo deciso di ampliare la collezione inserendo altri tre capi inmesh nero trasparente. L’abito lungo, slim fit, con spacco sul retro, la canotta aderente inmesh, e la maglia in mesh aderente. Poi c’è il pantaloncino oversize in cotone, un po’ raver,un po’ Dora L’esploratrice, comodissimo per le giornate estive. Un capo che indossiamo giornalmente è la canotta oversize e il mobile pocket per metterci dentro tutto il necessario (chiavi, carte, cellulare, tabacco, etc). Almeno uno di questi deve esser tuo.