Pena: è questa la parola giusta per definire la situazione attuale del Napoli. Ad ogni passaggio si aggiunge un disastro sull’altro.
L’esonero di Mazzarri e l’arrivo del terzo allenatore, Calzona, aveva movimentato la vigilia di Napoli-Barcellona che aveva visto gli azzurri pareggiare fortunosamente contro la compagine catalana che, se fosse stata più precisa, avrebbe chiuso la pratica in mezzora.
Cagliari era l’ennesima gara da vincere a tutti i costi per sperare in una qualificazione alla prossima Champios che sarebbe, tutt’ora, un miracolo oltre che immeritata, per tutto quello che gli azzurri (non) hanno mostrato in questa stagione.
Mentre Gaetano gioca nella sponda opposta e Folorunsho fa mirabilie a Verona, a Cagliari gioca l’ormai inutile Zielinski, con Elmas a scaldare la panchina in terra tedesca, Traore in panchina e il carneade Dertonken preso a fare non si sa cosa, con Demme fuori rosa… Juan Jesus ancora titolare con Ostigard e Natan prendere vento seduti accanto al buon Calzona.
Insomma un pasticcio che proprio è inconcepibile per una squadra professionista!!!
Da dilettanti allo sbaraglio anche il primo tempo: un solo tiro da lontanissimo di Raspadori a taccuino, mentre il Cagliari gioca con la consueta garra e manca ila vantaggio solo per precipitazione.
Nella ripresa il calo fisiologico dei sardi permette al Napoli di respirare e, nonostante i ritmi dopolavoristici dei centrocampisti azzurri, la gara sembra prendere la via della Campania: Raspadori, abbandonato a se stesso sulla destra (per non parlare di Kvara, quadruplicato e tristemente solo e sostituito) trova la giocata buona per Osimen che fa gol di testa facile facile per l’immeritato vantaggio dei partenopei.
La girandola dei cambi da nuova linfa ai Campioni di Italia (…sigh…), anche grazie allo scollamento degli isolani che rischiano per tre volte di finire groggy, ma l’insopportabile egoismo di Simeone e Politano graziano Scuffett e così accade che una palla lanciata per disperazione in area azzurra, lenta e di facile lettura, venga incredibilmente lasciata li da Juan Jesus, permettendo all’incredulo Luvumbo, ormai fermo e alle prese con i crampi, di impattare la gara.
Finisce in parità la gara, per la giusta apoteosi dei tifosi locali e l’ennesima giornata di fegato amaro per i tifosi del ciuccio.
Che si facciano giocare i nuovi, è inutile insistere sui protagonisti dello scorso anno: non ne hanno più! In questo modo sarà possibile capire se i nuovi acquisti potranno dare qualcosa nella prossima stagione che andrà organizzata con congruo anticipo e con una pesante rivoluzione della rosa, ormai svuotata di determinazione e voglia di andare oltre i propri limiti.