E’ difficile recensire uno spettacolo in maniera normale e serena quando tutto quello che hai attorno, o meglio, non hai attorno, di normale non ha nulla. Quello che segue è un tentativo di riflessione su una bruttissima storia che, a parere di chi scrive, si sta, lentamente, andando a ripetere. Credo di poter dichiarare senz’alcun timore che il Teatro del PopoloTrianon Viviani sta ricadendo nella crisi da cui, faticosamente, era uscito richiamando su di sé lo spettro del fallimento…ancora una volta. E’ importante a questo punto (finché si è ancora in tempo) riflettere sul COME risolvere questa triste faccenda; il perché stia accadendo ed il cosa stia accadendo, col dovuto rispetto, è irrilevante tant’è che oramai la situazione è questa.
E’ impensabile un teatro che, con una capienza di c.ca 500 posti, ad una prima, non riesca a superare le 40 unità (che, a sto punto posso pensare essere abbonate); non ci sono parole alcune per definire il colossale flop. Le motivazioni, per una persona disinformata, potrebbero essere ricondotte a qualsiasi fattore ma, per chi settimanalmente segue questo teatro, è palese che alla base v’è del marcio. Per non parlare a sproposito adesso vado ad argomentare meglio le mie dichiarazioni.
- Innanzitutto partiamo dall’offerta proposta: Questa settimana andava in scena “Scacco Matto”, di Lucio Pierri, che firma anche il testo – con Lello Marangio – e la regia dello spettacolo. Una commedia <<comico-brillante in cui la comicità di situazione, di gusto tipicamente inglese, si fonde con quella della nostra tradizione teatrale, all’insegna di tanti colpi di scena e di un finale completamente inaspettato>>. Ad onore di narrazione credo che, questa presentazione, sia anche riduttiva rispetto a ciò che si vede sul palco. E’ una commedia davvero comica e, al contempo, profonda; una storia brillante e inusuale che lascia lo spettatore incollato alla poltrona in cerca della soluzione della trama. La bravura, per quel che posso dire, sta nel continuo intreccio dei rapporti e delle situazioni fino ad arrivare ad un finale pieno di pathos (rifacendosi al pensiero greco)in cui lo spettatore davvero può provare empatia verso il protagonista. Una compagnia di attori davvero capaci e poco avvezzi a parti da prima donna a cui vanno riconosciuti i dovuti meriti; parlo allora di Gianni Parisi, Claudia Mercurio, Massimo Carrino e Giosiano Felago; l’unione di queste persone da vita ad un qualcosa di davvero ben costruito. Lo spettacolo è davvero interessante e, sono certo che, altrove avrà sicuramente maggior riscontro. Al di fuori di questa settimana potremmo parlare di Simone Schettino, di Federico Salvatore, di Oscar Di Maio di Ida Rendano, di Alan De Luca e, ancora di Lino D’Angiò…tutti artisti che hanno un pubblico a cui rivolgersi e che, difficilmente possono arrivare a deludere. Il problema evidentemente non è quì.
- Della struttura nemmeno molto si può dire in quanto, per ciò che si vede, è molto ben curata: sia nella sala che nei servizi; il bar è ben fornito; le persone che lavorano, addetti o maschere che siano, hanno competenza e cordialità. Ok che magari essendo interrato non ha copertura telefonica ma, dopotutto, non è nemmeno fondamentale.
- Uno dei problemi, ma non il più grande, è sicuramente quello del parcheggio. Non è possibile più usufruire di convenzioni con parcheggi o navette di trasporto che, per quanto magari non fossero un servizio primario, erano sicuramente apprezzabili. Certo ci vuole un po’ più di tempo, sicuramente un po’ più di fortuna per trovare il posto…ma bene o male a teatro ci si arriva. E quindi nemmeno questo può essere causa di ciò che ho visto ieri.
E allora…Se la caratura dello spettacolo è buona, i servizi non sono tutto sommato male, la struttura è più che idonea, mi sapete dire VOI che cosa ha portato ad essere solo in 40? Cosa sta trascinando questo teatro che, mai come ieri, definirlo “del popolo” è un insulto, ad un nuovo declino? Certo si potrebbe parlare di “allarmismo immotivato”, ma allora spiegatemi, se così fosse, come sia possibile che, davanti al bancone di un bar, tra primo e secondo atto, in quindici minuti, ci fosse passata solo 1 persona.
Signori cari, il teatro è fatto da persone; è fatto da anime e spiriti che amano il teatro. Ragazzi e ragazze che vivono dei racconti che offrono sulle assi di un palco e non è giusto rovinare tutto questo per chissà quale altro interesse. Uso la parola “interesse” perché, dove nasce un problema, a volte, in qualsiasi cosa, qualcuno ha smetto di avere un interesse. Non vuole questo essere un articolo accusatorio bensì una voce per far sì che tutto torni al meglio quanto prima. Chi parla è un ragazzo che ha scelto, volontariamente, di poter tornare a scrivere di questo teatro perché, in questa realtà ha visto un qualcosa che altre realtà maggiori non hanno…il cuore di Napoli