I più appassionati avranno sicuramente notato la qualità delle nuove proposte musicali che stiamo recensendo. Oltre ai Fiori di Mandy e Dutty Beagle, vi segnaliamo un’artista totalmente diverso ma allo stesso tempo interessante: Aléxein Mégas.
Aléxein Mégas è lo pseudonimo dietro cui si cela il compositore elettronico Antonio Alessandro Pinto, originario di Casalvelino Marina (SA)
Ispirato tanto dalla musica elettronica quanto da quella orchestrale e da artisti quali Bonobo, Nicolas Jaar, Jan Blomqvist, Muse e Safri Duo, Aléxein Mégas è uscito con un primo singolo/videoclip, “The White Bird”, tratto dall’omonimo album (di prossima pubblicazione).
Con queste parole l’artista descrive il proprio album:
«L’uccello bianco che vive in ogni artista e che freme dal desiderio di essere liberato dalla gabbia della società moderna cercando sollievo nei colori della fantasia»
«L’uccello bianco, protagonista dell’intero lavoro, vuole rappresentare lo stato emotivo e mentale di un individuo che, metaforicamente imprigionato in una gabbia, affranto dalla noiosa sistematicità di una vita piena di vincoli sociali, cerca una via di fuga al fine di essere libero».
Il video che accompagna il brano è una sorta di biografia.
«Direi che il video può essere suddiviso in due parti: la prima parte descrive piccole e semplici azioni di un individuo che esce di casa dirigendosi al lavoro. È facilmente percepibile il suo stato di angoscia, sottolineato dalla presenza della gabbia bianca che porta sempre con sé. La gabbia, in senso metaforico, vuole rappresentare la prigionia mentale dell’uomo. A un certo punto l’uomo cade in un sonno che rappresenta una sorta di trance durante la quale inizia il suo percorso di ribellione verso ciò che lo imprigiona. La seconda parte del video (che è quella più dinamica) è un mix di sogni e desideri che lo confondono e lo spaventano: un percorso faticoso ed ingarbugliato che, però, gli permette di ottenere la tanto desiderata serenità».
«All’interno del brano si alternano una serie di crescendo tramite i quali, grazie a strumenti d’orchestra come fiati e percussioni, si marca l’idea di disagio ed instabilità, in contrapposizione all’equilibrio e alla linearità del ritornello. La tromba solista (che dà voce al “The White Bird”) urla dall’interno della gabbia il suo forte desiderio di libertà. Lo stesso ritornello cita una breve frase che descrive la danza frenetica di uno spirito intrappolato che riesce a fuggire trovando sfogo in una delle forme d’arte (nel mio caso, la musica), ma che continua quest’estenuante lotta tra libertà e schiavitù che opprimono la propria pura autenticità».