Cunicoli, caverne, sorprendenti catacombe, passaggi aperti e chiusi visitati da munacielli immaginati e reali, costituiscono le grotte chilometriche di una Napoli sotterranea, una città nascosta che si congiunge con una realtà magica, divina e simbolica. Risalente al lavoro dei greci, con la significativa estrazione del tufo dal sottosuolo per costruire mura e templi e creare una serie di ipogei funerari, i passaggi sotterranei rappresentano nella maniera più suggestiva e affascinante il cuore di una città dormiente che attende di essere scoperta. Il lavoro fu successivamente continuato dai romani, i quali, in epoca augustea, realizzarono un grandioso acquedotto e gallerie viarie come la grotta di Cocceio e la grotta di Seiano. Nel corso dei secoli si continuò a scavare e la città risultò fin troppo estesa che il vecchio acquedotto e le varie cisterne pluviali non erano più in grado di spegnere la sete. Fu così che nel 1629 si costruì un nuovo acquedotto, grazie all’intercessione di un nobile napoletano, il Carmignano, finché nel 900 si smise definitivamente di scavare nel sottosuolo per l’approvvigionamento idrico, lasciando numerose cisterne e cunicoli abbandonati in una città retta sul vuoto.Durante la seconda guerra mondiale le gallerie vennero utilizzate come ricoveri antiaerei: circa quattromila persone si rifugiarono nel sottosuolo della città. Le conseguenze dei disastrosi bombardamenti furono sconvolgenti, Napoli era ormai distrutta e cumuli di detriti vennero gettati negli antichi pozzi. Oggi, soltanto una parte di quelle cavità sono raggiungibili, l’altra è resa inaccessibile da un accumulo di detriti che ostruiscono il passaggio. Le memorie della guerra sono state, tuttavia, rese note grazie ad un Museo dedicato al conflitto mondiale, inaugurato nel 2008. Esso comprende documenti, materiali e oggetti vari relativi al periodo che va dal giugno 1940 a settembre 1943.
La Napoli del sottosuolo è una intensa rappresentazione di un luogo misterioso, un ritorno alle forme archetipe. Una città nascosta che si estende su una superficie di un milione di metri quadri e si perde attraverso più di seicento cave, con piscine, acquedotti, gallerie viarie e militari, tombe interrate e sacrari. Un luogo dove il tempo è imperscrutabile, fermo sulle rovine di un antico teatro romano, risalente nel I secolo a.C., una delle glorie di Neapolis, ‘la custode della cultura ellenica’, come sostenuto dall’imperatore Ottaviano Augusto. Nerone esibì qui molte delle sue odi, entusiasticamente acclamato dal pubblico. Parte del teatro costituisce l’ultima tappa del percorso della Napoli sotterranea, mentre altri frammenti si possono ammirare lungo i decumani.
Tracce di storia si riconoscono sulle mura, lungo tutto il percorso di questa città antica. Passato e presente si intrecciano vividamente, specchio di due realtà lontane e contrapposte, ma essenzialmente legate da quell’alone di mistero e fascino che gravita su di esse.
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