Amman, Giordania, la capitale di una perfetta città araba.
Arrivo ad Amman di notte dopo aver lasciato Atene. E’ quasi l’alba ed il tassista che ci ha scelto (si dividono i clienti tra di loro, e ti si avvicinano tutti insieme ) ci fa salire in auto e corriamo verso il nostro alloggio, prima però si ferma in un bar perso nel nulla e si beve un tè lasciandoci in auto ad aspettare come se nulla fosse.
Dormo poche ore e la mattina dopo trovo una città deserta, è venerdì ed è giorno di preghiera, sono tutti in moschea e le attività sono chiuse. Le poche donne che vedo in giro, coperte dal burqa nemmeno ti guardano.
A volte sono riuscito a parlare con delle donne in Giordania, alcune mi hanno risposto cordiali, altre abbassavano lo sguardo senza rispondere e andavano via. Questo dipende dal grado di religiosità, mi hanno spiegato: più sono religiose più ti evitano.
Comunque la maggior parte delle persone impiegate nei negozi, soprattutto a downtown, sono uomini molto gentili e cordiali. Downtown è la zona popolare della città. Amman non è pianeggiante e per raggiungere i luoghi turistici come La cittadella, l’Abdali Boulevard o rainbow street servono UBER o il taxi e te la cavi con pochi euro a tratta. Non ci sono metropolitane e a piedi è impossibile.
Uber è stata la mia salvezza.
Per andare a “galleggiare” nel Mar Morto prendiamo un auto a noleggio, la gita fuori porta completa di pranzo, piscina e trasporto ci costa solo 45 euro a persona.
Il cambio euro/dinari è favorevole e i prezzi bassissimi. Pranzo e ceno al ristorante ogni giorno e lascio le mance. Kebab (quello vero!) felafel e mahshi a volontà!
Rainbow street che non è affatto la zona gay, ma è il posto dove di sera c’è la movida; i giordani attraversano la “street” a senso unico con i loro macchinoni, i capelli impomatati ascoltando a tutto volume le canzoni dei big locali che somigliano in tutto e per tutto ai “tamarri” di Napoli. Le donne hanno sempre un atteggiamento serio e riservato.
Amman è la città degli uomini.
E il popolo LGBTQA+, come se la passa in Giordania?
L’omosessualità era illegale in Giordania ai sensi del codice penale britannico fino al 1951 (con pene fino a 10 anni di reclusione), quando il paese adottò un proprio codice penale che decriminalizzò l’omosessualità con l’età del consenso, fissata a 16 anni. Tuttavia, le persone LGBT che mostrano affetto pubblico possono essere perseguite per “turbamento della morale pubblica”.
Il codice penale giordano non consente più ai membri della famiglia di picchiare o uccidere un membro della propria famiglia la cui sessualità “illecita” viene interpretata come un “disonore” per l’intera famiglia. A partire dal 2013, il nuovo codice penale rende illegale gli omicidi d’onore.
Il codice penale giordano consente molta discrezionalità alla polizia quando si tratta di proteggere la quiete pubblica; questa “discrezionalità” è stata utilizzata contro gli omosessuali che organizzano eventi sociali. (fonte: wikipedia)
Amman è l’unica città in Giordania dove è presente un bar ufficialmente gay il Books at cafè (è ubicato alle spalle della rainbow street) e vi si accede tramite una libreria, attraversandola ti trovi su una terrazza. In realtà qualche altro ritrovo c’è ma molto nascosto e la comunità gay è piccola e riservata. Forse con i turisti sono più permissivi, e chiudono un occhio, ma resta un paese solo a parole “friendly”.
Nel suddetto bar è possibile incontrare altre persone della comunità LGBTQA+ oltre che trovare libri e pubblicazioni riguardanti diritti e lotte civili.
In Giordania sono permessi i pride e per strada non ho notato nessun atteggiamento che mi facesse pensare di aver incontrato un gay o una coppia gay. Come se fossero tutti “insospettabili”. Eppure qualche manovra di avvicinamento c’è stata a cui non ho dato spazio. Mi avevano avvisato che spesso “ci provano” con i turisti per poi chiedere soldi.
Amman resta la città degli uomini, in tutto e per tutto!