Tornare al Centro nazionale d’arte e di cultura “Georges Pompidou” di Parigi è ogni volta una emozione intensa, non solo per l’ architettura progettata da Renzo Piano e Richard Rogers o per la collezione permanente, ma anche per le mostre che si susseguono a ritmo incalzante, eventi di caratura internazionale che accolgono migliaia di visitatori. Per coloro che per tempistica hanno perso una bellissima mostra su David Hockney, il “Beaubourg” propone un’ altra eccezionale e proficua esposizione, “Andrè Derain dal 1904 al 1914. Il decennio radicale.” fino al 29 gennaio 2018. E’ nel periodo antecedente alla Prima Guerra Mondiale il nucleo di interesse della mostra quando l’ artista Andrè Derain partecipa ai movimenti di avanguardia più radicali, un allestimento articolato in diverse sezioni, la produzione estiva dei dipinti realizzata a Collioure nel 1905, la serie di vedute durante il suo soggiorno a Londra e le composizioni che riguardano la danza e i bagnanti. La mostra presenta circa 70 dipinti e una serie di grandi opere su carta, acquerelli, disegni, bozzetti, stampe, sculture, cinquanta fotografie, sculture africane e ceramiche. Amico di Maurice De Vlaminck, di Henri Matisse, di Georges Braque e Pablo Picasso aderisce inizialmente alla corrente artistica del Fauvismo (bestie selvagge), i suoi esponenti non erano un vero e proprio gruppo, non ci fu mai un programma e neppure una vera comunità d’intenti, discutevano molto sull’ Impressionismo, spesso in termini negativi ma ne apprezzavano le novità di una luce generata dall’accostamento di colori puri. I Fauves si differenziarono dall’ Espressionismo tedesco per una minore angoscia esistenziale, un minore intento polemico e critico nei confronti della società e, allo stesso tempo, un maggiore interesse per il colore, usato in modo libero e in funzione anche emotiva, oltre che costruttiva, sulla scia di Vincent Van Gogh e di Paul Gauguin, essi furono i primi ad interessarsi all’ arte africana. La loro arte si basava sulla semplificazione delle forme, sull’abolizione della prospettiva e del chiaroscuro, sull’uso di colori vivaci e innaturali, sull’uso incisivo di cromìe pure, spesso spremuto direttamente dal tubetto sulla tela e una netta e marcata linea di contorno. L’importante non era più, come nell’arte accademica, il significato dell’opera, ma la forma, il colore, l’immediatezza. Partendo da suggestioni e stimoli diversi, ricercavano un nuovo modo espressivo fondato sull’autonomia del quadro: il rapporto con la realtà visibile non era più naturalistico, in quanto la natura era intesa come repertorio di segni al quale attingere per una loro libera trascrizione..
(Lettre à Maurice Vlaminck)
Andrè Derain è stato un pittore francese, un intellettuale e un fautore delle due grandi avanguardie del Novecento, il Cubismo e il Fauvismo, ha esortato ad un ritorno al realismo, anticipando il filone del “realismo magico”, dalla pittura metafisica di Giorgio De Chirico alla Nuova Oggettività tedesca. La prima sezione espositiva è dedicata al soggiorno dell’ artista a Collioure, un comune francese situato nel dipartimento dei Pirenei Orientali, nella regione dell’ Occitania, in compagnia dell’ amico Henri Matisse, il porto di Collioure e i suoi pescherecci saranno i protagonisti della sua produzione pittorica in questa prima fase, “Bateaux dans le Port de Collioure” e “Le séchage des voiles (Bateaux de peche)” sono dipinti in cui è visibile l’ adesione dell’ artista al Fauvismo. Lentamente Derain si allontana da questo stile, si trasferisce a Montmartre a Parigi per essere vicino al suo amico Pablo Picasso, cambia il suo approccio in pittura, passa dalla vivida tavolozza fauvistica a toni più sottili mostrando l’ influenza del Cubismo e di Paul Cezanne nelle due versioni dei “Baigneuses” del 1907 e del 1908. Le suggestioni delle maschere nigeriane Ibo e in generale delle sculture africane si fondono con l’attenzione verso i dipinti di Cézanne, in entrambe le opere è evidente anche il debito verso Paul Gauguin, soprattutto nell’uso antinaturalistico dei colori, nel disegno sommario e stilizzato e nell’ atmosfera sospesa e rarefatta, simile a quella delle favole o dei sogni.
Nel 1911 inizia un nuovo e graduale allontanamento dell’ artista dalla corrente cubista e da Paul Cezanne affermando che: “Cezanne mi disturba. I suoi sforzi per raggiungere la perfezione sono incompatibili con la libertà del pensiero umano“, inizia una produzione artistica di carattere espressionista, un periodo cosiddetto “gotico”, in cui il ruolo del colore venne ridotto e le forme divennero austere, tra cui il “Ritratto di un uomo con il giornale” del 1913 e “Ritratto di una giovane ragazza in nero” del 1914.
Trasferitosi in Inghilterra, a Londra, Derain realizzò una serie di paesaggi che raffiguravano il fiume Tamigi, il Tower Bridge, il Big Ben e il Porto di Londra, mandato dal suo mercante Vollard affinchè dipingesse le celebri vedute impressioniste londinesi di Claude Monet.
Nell’ ultima sezione della mostra l’ artista francese focalizza l’ attenzione sulla danza e su diversi personaggi della vita quotidiana, “Le Bal à Suresnes” e il suo capolavoro “La Danza” del 1906. In quest’ ultima opera le protagoniste della composizione sono delle donne esotiche, alcune riconducibili a delle divinità ed altre invece non sono perfettamente identificabili, queste figure femminili sono collegate tra loro grazie ad un movimento, o meglio una danza, che è il tema portante del quadro, a circondarle, troviamo un ambiente lussureggiante e naturale, mentre alcuni animali seguono le donne nei loro movimenti. La fauna presente nel quadro è caratterizzata da un serpente sulla sinistra della tela che potrebbe simboleggiare la tentazione ed il peccato, proprio come nel mondo cristiano, un pappagallo colorato sulla sinistra della tela ed anche un piccolo rospo in basso a sinistra, completamente mimetizzato nell’erba alta e da cui emergono principalmente i suoi occhi gialli. Più che un’influenza impressionista e post-impressionista “La Danza” si avvicina soprattutto alle tradizionali atmosfere africane: i colori, le vesti, le maschere e gli ambienti rappresentati sono quelli tipici di quel luogo e che sono evocati perfettamente nello stile pittorico di Derain: ambientazioni surreali, colori accesi e semplificazione delle forme.
Il design di questa mostra è basato su un’esplorazione degli archivi inediti dell’ artista francese, le sue fotografie, la sua collezione di stampe e riproduzioni di opere d’arte, i suoi scritti, la sua corrispondenza illumina in modo sensibile e originale una selezione delle sue opere più emblematiche, con forti contrappunti visivi, le fotografie scattate dal pittore, i suoi riferimenti artistici insoliti come le stampe di Epinal, i Maori copiati e oggetti del British Museum, oltre alle sculture africane della sua collezione.
Con questa produttiva e redditizia produzione pittorica finisce la fase della “Radical Decade” di Derain, dopo essere stato mobilitato per il servizio militare nella prima guerra mondiale.