Scrivere di animali non significa obbligatoriamente scrivere favole per bambini, ma riconoscere nelle specie diverse dall’uomo personaggi di grande valore morale e grande insegnamento. Si parla di esseri non pensanti, ma istintivi, inconsapevoli di ciò che è bene e ciò che è male e per questo motivo le loro azioni, spesso onorevoli sono prescindenti da qualsiasi ragionamento. Le loro peculiarità ben si prestano a caratterizzare storie che finiscono per essere metafore della vita, della civiltà, dei sentimenti o a nascondere dietro un personaggio a quattro zampe qualcuno che di zampe ne ha solo due, ma nominarlo pubblicamente avrebbe sollevato un polverone non da poco. Sono delle vere e proprie allegorie.
L’uomo ha sempre ostentato superiorità per possesso di raziocinio, ma tante sono le condizioni in cui l’istinto prevale rendendolo molto più simile ad un animale e di contro, gli animali hanno dato spesso prova di essere migliori.
Si tratta di romanzi che hanno riscosso un grandissimo successo, diventando classici della letteratura in cui il messaggio finale è di grande insegnamento per il lettore.
La fattoria degli animali di George Orwell
Gli animali di una fattoria, stanchi dei continui soprusi degli esseri umani, decidono di ribellarsi e, dopo avere cacciato il proprietario, tentano di creare un nuovo ordine fondato su un concetto utopistico di uguaglianza. Ben presto, tuttavia, emerge tra loro una nuova classe di burocrati, i maiali, che con l’astuzia, la cupidigia e l’egoismo che li contraddistinguono si impongono in modo prepotente e tirannico sugli altri animali più docili e semplici d’animo. L’acuta satira orwelliana verso il totalitarismo è unita in questo apologo a una felicità inventiva e a un’energia stilistica che pongono La fattoria degli animali tra le opere più celebri della narrativa del Novecento. Il libro riflette sugli eventi che portarono alla Rivoluzione russa e successivamente all’era staliniana.
Frase chiave: “Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni animali sono più uguali degli altri“.
Il gabbiano Jonathan Livingston di Richard Bach
Jonathan Livingston è un gabbiano che abbandona la massa dei comuni gabbiani per i quali volare non è che un semplice e goffo mezzo per procurarsi il cibo e impara a eseguire il volo come atto di perizia e intelligenza, fonte di perfezione e di gioia. Diventa così un simbolo, la guida ideale di chi ha la forza di ubbidire alla propria legge interiore; di chi prova un piacere particolare nel far bene le cose a cui si dedica. E con Jonathan il lettore viene trascinato in un’entusiasmante avventura di volo, di aria pura, di libertà.
Frase chiave: “Più d’ogni altra cosa al mondo, a Jonathan Livingston piaceva librarsi nel cielo. Ma a sue spese scoprì che, a pensarla in quel modo, non è facile poi trovare amici, fra gli altri uccelli“
Vita di Pi di Yann Martel
Piscine Molitor Patel è indiano, ha sedici anni, è affascinato da tutte le religioni, e porta il nome di una piscina. Nome non facile che dà adito a stupidi scherzi e giochi di parole. Fino al giorno in cui decide di essere per tutti solo e soltanto Pi. Durante il viaggio che lo deve condurre in Canada con la sua famiglia e gli animali dello zoo che il padre dirige, la nave mercantile fa naufragio. Pi si ritrova su una scialuppa, alla deriva nell’Oceano Pacifico, in compagnia soltanto di quattro animali. Tempo pochi giorni e della zebra ferita, dell’orango del Borneo e della iena isterica non resta che qualche osso cotto dal sole. A farne piazza pulita è stato Richard Parker, la tigre del Bengala con cui Pi è ora costretto a dividere quei pochi metri. Contro ogni logica, il ragazzo decide di ammaestrarla. La loro sfida è la sopravvivenza, nonostante la sete, la fame, gli squali, la furia del mare e il sale che corrode la pelle. Il loro è un viaggio straordinario, ispirato e terribile, ironico e violento, che ci porta molto più lontano di quanto avessimo mai potuto immaginare. A scoprire che la stessa storia può essere mille altre storie. E che riaccende la nostra fede nella magia e nel potere delle parole.
Frase chiave: “Quando la tua stessa vita è in pericolo, la pietà nei confronti degli altri lascia il posto a una tremenda, egoistica fame di sopravvivenza.”
Moby Dick di Herman Melville
Il vero protagonista di Moby Dick è il mare: omerico e biblico insieme, diventa il regno dei mostri, del terrore, delle immense profondità che sfuggono alla comprensione umana; la balena bianca contro la quale lotta ostinatamente e inutilmente il capitano Achab è un abbagliante simbolo dell’assurdità e del male del mondo. Quest’opera, che per grandezza di concezione e di realizzazione è stata paragonata alla Divina Commedia, è un complesso affresco dell’umano destino, esito della visione tragica della vita che ebbe Melville, del suo senso della disperante ambiguità del bene e del male tra cui l’uomo oscilla senza possibilità di scelte definitive.
Frase chiave: “Come questo spaventevole oceano circonda la terra verdeggiante, così nell’anima dell’uomo c’è un’insulare Tahiti, piena di pace e di gioia, ma circondata da tutti gli orrori della vita a metà sconosciuta.”
Cuore di cane di Michail Afanas’evič Bulgakov
Storia di un bizzarro esperimento scientifico, che innesta su un cane randagio moscovita l’ipofisi di un uomo, il racconto denso di avventure ironiche e grottesche di un animale che scopre il mondo con la sensibilità di un essere umano. “Cuore di cane” fu scritto nel 1925, rimase inedito per decenni perché sequestrato dalla polizia segreta sovietica, venne ritrovato negli archivi del KGB dopo la morte dell’autore e finalmente pubblicato conquistò quindi l’apprezzamento dei lettori di tutto il mondo.
Frase chiave: “Sono assai importanti gli occhi, sono una specie di barometro. Vedi chi ha una grande aridità nell’anima, chi senza una ragione può schiaffarti la punta dello stivale nelle costole, e chi invece ha paura di tutto e di tutti.”
Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare di Luis Sepúlveda
I gabbiani sorvolano la foce dell’Elba, nel mare del Nord. “Banco di aringhe a sinistra” stride il gabbiano di vedetta e Kengah si tuffa. Ma quando riemerge, il mare è una distesa di petrolio. A stento spicca il volo, raggiunge la terra ferma, ma poi stremata precipita su un balcone di Amburgo. C’è un micio nero di nome Zorba su quel balcone, un grosso gatto cui la gabbiana morente affida l’uovo che sta per deporre, non prima di aver ottenuto dal gatto solenni promesse: che lo coverà amorevolmente, che non si mangerà il piccolo e che, soprattutto, gli insegnerà a volare. E se per mantenere le prime due promesse sarà sufficiente l’amore materno di Zorba, per la terza ci vorrà una grande idea e l’aiuto di tutti…
Frase chiave: “È molto facile accettare e amare chi è uguale a noi, ma con qualcuno che è diverso è molto difficile, e tu ci hai aiutato a farlo.