La cappella del Monte di Pietà, situata nel decumano inferiore, venne edificata sotto il viceregno spagnolo. Durante l’avvento della Controriforma nel XVI secolo, alcuni gentiluomini napoletani avevano istituito in città il Monte di Pietà che, a scopo benefico, concedeva prestiti su pegno senza fine di lucro, per combattere l’usura. Questo permise alla popolazione che viveva in difficoltà di sopravvivere ai problemi quotidiani, evitando la spietatezza degli strozzini. La storia del Monte di Pietà diventa la base per il futuro Banco di Napoli. Esso fu fondato nel 1539; con l’ampliazione della sua attività, venne acquistato l’antico palazzo di Girolamo Carafa dei Duchi di Andria. In seguito, Giovan Battista Cavagna, architetto e pittore, forse originario del Nord Italia, fu incaricato di restaurare l’edificio, trasformato in Palazzo del Monte di Pietà, e di realizzare l’annessa Cappella. La Cappella fu costruita a partire dal 1598. La facciata si apre sul lato dell’ampia corte interna del palazzo. Di impostazione rinascimentale il prospetto è scandito da quattro lesene ioniche in marmo: nella campata centrale si apre il portale in marmo rosso sormontato da una finestra; nelle due nicchie delle campate laterali le statue della Carità e della Sicurtà, opere di Pietro Bernini scolpite nel 1601. Gli orfani, eterno simbolo della marginalità e del dolore di una società, rappresentati come piccoli bambini nudi o appena coperti da stracci lacerati si tengono attaccati con la forza della disperazione alle vesti di madre Carità, mentre con il coraggio di una rigorosa distinzione la Sicurezza invita a nutrire fiducia. Completamente illeggibili gli affreschi di Battistello Caracciolo che, insieme alle iscrizioni e all’iconografia delle opere scultoree, erano il manifesto del sentimento di solidarietà alla radice dell’istituzione e alla sua volontà programmatica di assistenza. La facciata termina in un timpano triangolare con l’altorilievo della Deposizione di Michelangelo Naccherino.