Sono passati due giorni dalla festa di Domenica che già è partita la macchina infernale del calciomercato, o meglio delle voci, spesso deliranti, che lo riguardano. Una seccatura vera e propria che ci tocca ogni anno di questi tempi.
Che qualcuno ci spieghi il motivo per il quale una società sana e vincente come il Napoli dovrebbe privarsi praticamente di tutti i propri top player, compresi allenatore e direttore sportivo, per raggiungere mete attualmente lontanissime dall’essere un progetto vincente. Davvero insopportabile leggere di giornali che fanno di tutto per affibbiare questo o quel giocatore alle solite quadre inglesi, al Psg o al Bayern.
Senza contare che il presidente De Laurentiis, vero trionfatore insieme a Spalletti, ha detto a chiare lettere che la squadra resterà forte e competitiva e che il giocatori principali non si muoveranno da qui, se non di fronte ad offerte monstre, come è giusto che sia.
Si tratta certamente di un modo per distogliere l’attenzione dai soliti scandali che riguardano la Juve, in attesa di nuova e rinfrescata penalizzazione, dalle difficoltà in campionato delle milanesi, comunque ancora in corsa Champions e prossime ad una inebriante semifinale nella Coppa dalle grandi orecchie.
Passando rapidamente alle questioni di campo, va sottolineato come il Napoli (che, ricordiamolo, ha giocato contro la Fiorentina meno di 70 ore dopo il pareggio scudetto di Udine) non ha perso il vizio di vincere. La vittoria contro la viola, al termine di una gara equilibrata e decisa da un rigore di Osimhen, ha permesso ai partenopei di incrementare, o comunque lasciare invariato, il proprio vantaggio sulle inseguitrici, pur avendo giocato praticamente senza allenamenti.
A fine gara è partita la festa…o meglio sarebbe più corretto dire una delle tante feste che si stanno susseguendo su tutto il territorio napoletano e nazionale. A proposito di questo, meglio stigmatizzare le notizie provenienti da più parti di Italia (non solo le lontane Udine e Varese, ma anche Avellino, Salerno, Foggia e chi più ne ha più ne metta) che raccontano di aggressioni anche vili e gravi nei confronti di normali tifosi che avevano il solo torto di voler festeggiare lo scudetto tanto atteso, o di minacce poco velate come quelle provenienti da Bergamo, città razzista come dimostrato domenica con i cori nei confronti di Vlahovic, addirittura derubricati a offese personali dall’insopportabile tecnico dei bergamaschi, Gasperini.
Le immagini di festa hanno riconsegnato all’Italia la visione di una Napoli fiorente, allegra, laboriosa e festante, lontanissima dai soliti luoghi comuni, che ha saputo attendere e gestire con tantissima maturità l’evento. Ci hanno provato ma stavolta lo sputtanapoli non ha funzionato.
Lo scudetto capovolto esposto dagli ultras in curva sono, per una volta, un messaggio civile e chiaro all’Italia che guarda a Napoli con la solita puzza sotto il naso, senza notare le migliaia e migliaia di turisti che restano incantati ad ammirare Partenope.
Da qui alla fine del campionato mancano ancora quattro partite. I partenopei sono a quota 83, a distanze siderali dalle presunte antagoniste, e puntano al record di punti di Sarri del 2018 (91 punti) quando al tecnico toscano e a tutta Napoli fu scippato lo scudetto che sarebbe stato meritatissimo.
Da parte nostra ci godremo in pieno relax questo finale di stagione, tappandoci le orecchie sul mercato e con lo sguardo rivolto al futuro, lasciando ad altri club, oberati da debiti e problemi giudiziari anche gravi, l’affannosa rincorsa verso un posto al sole.