L’ingresso della sezione di Protostoria e Preistoria del Museo archeologico nazionale di Napoli ospita, dal 19 marzo al 30 luglio, la mostra “Confratelli” di Luigi Spina. L’artista, nominato miglior fotografo senior del 2020 da Artribune, propone un focus sui ritratti pittorici realizzati tra la metà del Settecento e gli inizi del Novecento con un unico soggetto: “I confratelli”.
La mostra è un tributo ai benefattori della Confraternita di San Giuseppe dell’Opera, impegnati in opere di carità fin dalla metà del XVIII secolo. La congregazione fu fondata su iniziativa della nobiltà napoletana e in appoggio all’idea di Giuseppe Maria di San Carlo, un padre spirituale carmelitano scalzo. I “confratelli” assistevano i più bisognosi donando loro le famose “sette vesti“. La loro generosità è proverbiale al punto che la parola ‘confratello’ è ancora oggi sinonimo di capacità di dare e prendersi cura degli altri.
I protagonisti di questi gesti caritatevoli – letterati, uomini di legge o di chiesa, aristocratici e borghesi – restano immortalati su tele che raccontano di un tempo passato ma soprattutto di un universo culturale, etico e morale ormai scomparso. Il progetto fotografico di Luigi Spina fa vibrare la memoria e documenta la compassione attraverso i volti espressivi dei protagonisti.
Tra i trenta volti intrappolati nelle tele selezionate da Spina, spicca quello di Michele Arditi, che all’inizio del XIX secolo progettò il primo allestimento dell’antico Museo Reale Borbonico. Il personaggio di Arditi, raffigurato in un dipinto e reinterpretato attraverso la fotografia, è il fil rouge della mostra, che riunisce in un’unica storia quanto la geografia separa.
Come la maggior parte dei progetti di Spina, anche questa esposizione si colloca tra il sacro e il profano, tra il laico e il religioso. Visitabile tutti i giorni, tranne il martedì, dalle 9:00 alle 19:30, trova la sua dimensione editoriale nel volume pubblicato da 5 Continents editions.