Dopo il caso della giovane lesbica respinta ad un colloquio di lavoro a Roma, perché giudicata “troppo mascolina”, un altro episodio di deprecabile discriminazione omofoba si è registrato, in questi giorni, a Bacoli, ai danni di una coppia gay. Come appreso da diverse fonti giornalistiche che hanno riportato la denuncia, nonché dal profilo Facebook di uno dei diretti interessati, a due ragazzi, uniti civilmente ( anche se, in attesa di una piena parità legislativa, preferiamo definire sposati) è stato impedito l’accesso ad un locale, a quanto sembra, proprio per via del loro orientamento sessuale. I gestori dello stabile pare che abbiano persino specificato che per loro sia da intendersi come coppia solo quella composta da un uomo e una donna; come in un Family Day qualunque, durante uno sproloquio delirante sulla fantomatica “Teoria Gender”. L’aspetto ancor più grave è che gli stessi titolari, una volta sopraggiunti i carabinieri, sembra abbiano cercato di correggere il tiro, ma in maniera ancor più offensiva, sostenendo che i due fossero ubriachi; cosa prontamente smentita dai coniugi, i quali si sono dichiarati disposti a sottoporsi ad un alcol test.
Restiamo, ovviamente, sconcertati dinanzi a questa notizia che, come altre, riporta le lancette dell’orologio indietro nel tempo e palesa ancora un problema in termini di uguaglianza e rispetto. Esiste, invero, un’Italia che va a due velocità, da un lato una dove la realtà delle coppie same-sex è pienamente accolta ed integrata, ed un’altra, invece, arroccata su posizioni retrive, che teme il confronto con la diversità e pensa di poterla negare. Di certo, tanti passi in avanti sono stati compiuti, come ad esempio l’approvazione della legge sulle Unioni Civili – sebbene essa sia tardiva e parziale rispetto al matrimonio egualitario previsto nella stragrande maggioranza dei paesi dell’Occidente del mondo – ma tanto è ancora, appunto, il percorso da percorrere. Manca all’appello, in aggiunta, pure una previsione legislativa chiara di contrasto all’omo-transfobia, quanto mai necessaria.
Ciononostante, il dato da salutare con successo è, però, quello relativo al fatto che, ormai, quando si verificano questi episodi, spesso si denuncia e la solidarietà, la reazione e lo sdegno di tanta parte della società civile non mancano ad arrivare. Come in questo caso trattato, dove oltre al pronto interessamento dell’attore Gianfranco Gallo, è giunto, tra gli altri, anche il sostegno della senatrice Monica Cirinnà, relatrice e prima firmataria del disegno di legge sulle Unioni Civili.