In lacrime,distrutta dal dolore,persa nella propria disperazone,spesso la si poteva incontrare a più di un corteo funebre al giorno,con la stessa maschera di tragedia dipinta sul volto.Era la “Scapillata”,una figura essenziale,durante un funerale,che il popolo napoletano fece diventare un vero business.In pratica,quando una persona cara veniva a mancare,se purtroppo non vantava grosse conoscenze o larghi giri di parentele,la famiglia,per non far sfigurare il caro estinto nei confronti di chi andava a dare l’estremo saluto,affittava delle comparse,che al capezzale della salma e al corteo funebre,mostravano tutto il dolore e la disperazione per la perdita.Per chi abita a Napoli,sarà sicuramente capitato che quando per un capriccio si iniziava a piangere,la nonna subito iniziava a dire “M’ par’ proprio ‘a chiagnazzar’!”,indicando le nostre lacrime e i nostri atteggiamenti una reale farsa.Ovviamente, “‘A chiagnazzar’” era la volgarizzazione dialettale della scapillata!La bravura di queste donne era talmente alta,da sembrare che il loro dolore fosse reale,talmente erano profonde e struggenti le loro urla e lacrime.Qualcuno,storicamente parlando,le ha paragonate alle “Prefiche” che durante i cortei funebri,nell’antica Roma,precedevano il feretro stando appena un passo dietro i portatori di fiaccola. ‘A Scapillata,come l’antenata romana,portavano i capelli sciolti e le vesti neri,cantavano litania e nenie funebri,ovviamente gli occhi gonfi di lacrime per lo sconosciuto defunto. Con il passare degli anni anche questo antico mestiere è svanito,ma può ancora capitare,nei giorni nostri,durante un corteo funebre,che si verifichino situazioni altrettanto “estreme”.