Dopo quasi 6 mesi di silenzio stampa, il Napoli è tornato a parlare, e lo ha fatto per bocca del suo presidente Aurelio De Laurentiis, in una conferenza stampa tenutasi mercoledì scorso a Roma.
Quasi due ore la durata dell’incontro tra i giornalisti ed il patròn azzurro, che non si è sottratto alle numerose domande, toccando gli argomenti più disparati.
De Laurentiis ha innanzitutto ribadito tutta la sua irritazione per il modo in cui i vertici del pallone stanno affrontando la grave crisi legata alla pandemia: pur avendo criticato l’idea della Superlega, e negato contatti con Florentino Perez per farvi parte, il presidente continua a ritenere inadeguati i sistemi di distribuzione dei proventi raccolti dalla UEFA , che stanno provocando un forte indebitamento di molti club.
Osservazioni condivisibili, anche se probabilmente AdL, da sempre molto attento ai propri bilanci, dovrebbe protestare con uguale vigore anche per pretendere da Ceferin e compagnia una maggior severità proprio per chi continua ad indebitarsi per vincere, aggirando o infrangendo le regole.
Estremamente interessante la risposta al quesito sui rapporti tra calcio e mafia, visto che il patròn della Filmauro ha dimostrato di conoscere a fondo il report di Cantone sul giro di scommesse gestite da Singapore, ed ha invitato i giornalisti a dar maggiore risalto agli esiti di queste inchieste, per contribuire a ripulire il sistema da questo marciume.
AdL ha anche “soddisfatto” la curiosità, onestamente poco comprensibile e quasi morbosa, su cosa sarebbe successo agli azzurri nell’ultima sfida contro il Verona, rivelando l’intenzione di chiedere lui stesso spiegazioni ai giocatori a Dimaro, ma facendo intendere di aspettarsi più delle scuse per il crollo psicologico che delle rivelazioni su chissà quali complotti.
Più interessante il retroscena su quanto accaduto all’indomani della sconfitta con gli scaligeri a fine girone d’andata: De Laurentiis ha infatti confermato i contatti con Spalletti, cui promise una ulteriore chiamata se le cose fossero precipitate.
AdL ha anche ammesso di aver deciso di indire il silenzio stampa qualche settimana dopo quella partita, per evitare che l’amicizia di Gattuso con molti dei giornalisti delle emittenti tv facesse proseguire la narrazione distorta sulle discussioni sorte tra lui e la società all’indomani di quel match.
E’ durante questo passaggio che l’imprenditore romano ha chiarito i contorni del suo rapporto con l’ex tecnico, a suo dire ingaggiato solo per tamponare il problema legato all’esonero di Ancelotti: il patròn ha rivelato che se il campionato scorso non fosse iniziato meno di un mese dopo il precedente, Gattuso probabilmente non sarebbe rimasto.
De Laurentiis ha ammesso di aver effettivamente abbozzato una proposta di rinnovo dopo i buoni risultati di inizio stagione, abbandonando però rapidamente questa idea, e pensando invece seriamente a sollevare Gattuso dall’incarico per motivi di salute, convincendosi infine che le strade si sarebbero dovute dividere a prescindere dal risultato finale della stagione.
Il presidente azzurro ha parlato di molto altro, dall’eccellente rapporto con Benitez alla conferma dell’accordo con EA7 per la realizzazione dei disegni delle nuove maglie, prodotte e griffate in autonomia, ma il cuore della conferenza stampa è di certo rappresentato dalle rivelazioni sulle future strategie gestionali del club.
AdL ha infatti ammesso di aver consentito negli ultimi anni una crescita esponenziale del monte ingaggi dei calciatori, errore grave, sia perché reiterato nell’ultima stagione segnata dal covid, sia perché a fronte di questo aumento delle spese non sono arrivati i risultati sperati, giunti invece con rose molto meno costose.
De Laurentiis ha quindi comunicato la necessità di invertire la rotta, riducendo fortemente il budget previsto per i compensi dei giocatori in rosa, anche attraverso inevitabili cessioni: in tal senso è abbastanza indicativa la risposta a chi gli ha chiesto del futuro di Insigne, un “sarà quel che sarà” che lascia intendere la volontà di non fare eccezioni, come accaduto (purtroppo erroneamente) con Mertens lo scorso anno.
Il Napoli proverà comunque a restare competitivo ai massimi livelli, a detta del patròn, cercando calciatori ambiziosi e di talento e contando sulle capacità del nuovo mister, con cui AdL si è tra l’altro incontrato ieri la prima volta e con cui saranno discusse e condivise tutte le scelte sull’allestimento della rosa.
Molti tifosi ed addetti ai lavori hanno reagito male allo scenario tracciato da De Laurentiis, ma era francamente impossibile pensare a strategie diverse dopo due anni in cui è stata fallita la qualificazione Champions.
D’altro canto, se il Napoli è ancora oggi tra le squadre più solide a livello economico, è proprio per la capacità di non fare mosse avventate, e se oggi per proseguire su questa strada bisogna rimediare agli errori commessi negli ultimi due anni, non sarebbe giusto chiedere a De Laurentiis di agire diversamente.
Del resto, in passato la competenza del settore tecnico azzurro ha permesso di acquistare giocatori con ingaggi contenuti, ma capaci di trascinare la squadra ad alti livelli in pochissimi anni, a dimostrazione che le buone idee e la competenza possono consentire di far meglio di squadre con budget più importanti.
La domanda a questo punto però nasce spontanea, ed è un peccato non sia stata rivolta direttamente al presidente mercoledì scorso: l’attuale staff tecnico del Napoli è in grado di centrare gli obiettivi economico-sportivi fissati dalla proprietà?
Oppure, visti i risultati portati a casa negli ultimi due anni, non sarebbe stato meglio provare a invertire la rotta sollevando i componenti di questo staff dai loro incarichi?
De Laurentiis in conferenza stampa, pur riconoscendo di aver commesso diversi errori nell’ultimo biennio, non ha di fatto messo in discussione il suo Direttore Sportivo: non resta che augurarsi che questa scelta non si riveli, un giorno, anch’essa sbagliata.