Prendi una città umorale come Napoli, colorala di gioia per l’impresa di Champions contro il Benfica e poi mostrale l’interlocutoria prestazione sul capo dell’Atalanta: ecco la ricetta perfetta per una poco tranquilla domenica di passione. Azzurri irriconoscibili all’Atleti Azzurri d’Italia, fuori partita con la testa, incapaci di reagire al gol lampo (otto minuti) del carneade Petagna che realizza dopo uno sfortunato flipper che dopo aver fatto sponda sul volto di Ghoulam termina sui piedi dell’attaccante orobico che ringrazia.
Pochi cambi per Sarri, alcuni lo hanno accusato di non aver sfruttato bene il turnover: la realtà è che la sbronza per la splendida gara di mercoledì non era stata assorbita e l’Atalanta non è squadra che ti aspetta. Quindi solo tre cambi, uno obbligato, Maksimovic per il convalescente Albiol, e gli altri due soliti con Insigne a sostituire Mertens e Zielinski per Allan.
Come detto subito sotto il Napoli, ci sarebbe una partita intera per reagire ma non accade mai: errori continui in mezzo al campo con Jorginho versione moviola incapace di far girare il pallone come al suo solito, Hamsik impreciso e con il solo Zielinski a cercare, estemporanee, sortite personali. I tifosi azzurri osservano le evoluzioni in campo e non credono ai loro occhi: la difesa balla paurosamente con Hysaj divorato dal Papu Gomez, Koulibaly in affanno, meglio Maksimovic, mentre Ghoulam ci prova ma non con la dovuta precisione. Non mancano comunque le occasioni nel primo tempo: Berisha è fenomenale prima su calcio di punizione di Ghoulam e poi su girata di Milik (unico squillo del polacco, ieri ingabbiato dalla difesa atalantina), mentre sull’altra sponda prima Reina salva su Gomez e poi è la traversa a stoppare il tiro a giro di Dramè.
Chi si augura che l’intervallo porti consiglio rimane assai deluso: la ripresa è peggio della prima frazione. Giropalla lentissimo e impreciso, tentativi velleitari e solitari e anche Zielinski si ritrova risucchiato nel grigiore generale. Ne viene fuori una partita bruttissima con i padroni di casa corti a attenti a non concedere spazi e i partenopei incapaci di creare anche solo una palla gol decente. Si allunga solo la lista dei corner sempre battuti malissimo. Proprio da corner forse l’unica occasione della ripresa con Gabbiadini che rimette verso il centro dell’area senza trovare compagni. Prova a cambiare interpreti Sarri ma senza risultati apprezzabili: subito dentro Mertens per uno stremato Callejon ma il belga non entra praticamente mai in partita, innervosendosi e facendosi ammonire; poi è il turno di Gabbiadini per Jorgihno e infine Giaccherini lanciato nella mischia al posto dell’inutile Insigne.
Non bastano cinque minuti di recupero (a detta di chi scrive non ne sarebbero bastati nemmeno cento!!) e arriva la prima sconfitta stagionale, una sconfitta amara che non cancella quanto di buono fatto finora ma che fa suonare due campanelli di allarme da tener presenti: la mancanza dell’abitudine a vincere, che evidentemente si acquisisce con il tempo e una certa difficoltà a giocare in trasferta (come si era già visto nella parte finale dello scorso torneo) con soli cinque punti raccolti contro avversari piuttosto morbidi.
Dopo la sosta per le nazionali al San Paolo arriva la Roma, una gara difficile ma importante sia per la classifica sia per capire se il Napoli avrà assorbito il contraccolpo per questa brutta sconfitta.