Ci sono momenti nella vita di un atleta in cui tutto si compie: sette gol in due partite e Dries Mertens entra nella storia del calcio italiano, una prestazione, quella del belga, formidabile, novanta minuti di giocate sopraffine, gol, assist e una sensazione di dominio assoluto sui malcapitati avversari. Ma il Napoli, questo Napoli e quello visto all’opera nel mese di Dicembre, è IL CALCIO, una rappresentazione teatrale perfetta, solo parzialmente macchiata dai soliti momenti di deconcentrazione a partita ampiamente chiusa.
Impiega poco più di venti minuti, infatti, la squadra padrona di casa ad abbattere un Toro comunque mai domo ma impotente di fronte alla macchina (quasi) perfetta di Mister Sarri: senza l’infortunato Koulibaly, è Chiriches a prendere posto al fianco di Albiol in difesa, conferma per Jorginho al centro tra Hamsik e Zielinski e solito tridente superleggero. Dopo i primi dieci minuti di parziale equilibrio il folletto belga decide che è il momento di spaccare la partita: tre gol in poco meno di dieci minuti. Il primo su azione d’angolo, scambio stretto Ghoulam-Callejon e palla in mezzo per Mertens che anticipa tutti e batte Hart. Il secondo su rigore: lancio di trenta metri dell’ispiratissimo Insigne per Mertens che viene abbattuto da Barreca, dal dischetto lo stesso centravanti azzurro spiazza Hart. Il terzo: Callejon calcia dal limite e Hart respinge, la palla arriva, quasi come una calamita, sui piedi del solito Mertens che calcia trovando il miracolo di Rossettini sulla linea, la sfera, però, è magicamente attratta dagli scarpini del belga che batte ancora Hart con un colpo di punta. Il Toro è matato e il Napoli gioca a mille all’ora: potrebbe dilagare con Hamsik, Insigne e il solito Mertens che, però, non trovano la porta. Tre a zero all’intervallo, Torino mai in partita eccezion fatta per un paio di puntate offensive favorite solo e soltanto da qualche errore di misura nella fitta e velocissima rete di passaggi azzurra.
Il secondo tempo è diverso: il Napoli cala di ritmo, si specchia nella sua bellezza e dopo un gol fallito da Callejon su ennesimo, incredibile, assist di Insigne (quando è in giornata il napoletano coglierebbe una mela a 50 metri), arriva il gol di Belotti favorito da una giocata con i piedi un po’ approssimativa di Reina e da un rimpallo sfortunato tra Ghoulam e Albiol. E Sarri si sbatte in panchina… ma la superiorità del Napoli è talmente evidente che appena ricomincia a giocare trova il gol. Lo segna Chiriches che parte dalla sua metà campo e va a raccogliere l’assist di Callejon dopo un’azione tutta in verticale cui partecipa, nemmeno a dirlo, Mertens. Ma non finisce qui: a seguito di una papera di Reina su innocua punizione di Liajc, segna Rossettini (leggera carica sul portiere iberico). Il momento topico della gara è il gol del 5-2 con il quale Mertens mette la firma sotto la sua personalissima quaterna prenatalizia: ricevuta palla in area, tutto spostato sulla destra, il belga si inventa in pallonetto ad effetto sul gigantesco Hart che si arrende senza nemmeno provare ad opporsi, forse incantato da un gesto di cotanta bellezza e follia. Il San Paolo esplode e il gol del 5-3 di Iago Falque (su rigore) nulla toglie alla magnifica giornata di calcio vissuta dai tifosi azzurri. In mezzo anche due occasioni clamorosamente fallite da Hamsik e da Giaccherini (in campo nel finale per Insigne).
Altri cinque gol, quindi, dopo quelli rifilati al Cagliari a domicilio sette giorni fa, miglior attacco del campionato (!!) e miglior calcio di Italia: chi ha guardato Juve-Roma sabato sera (ma soprattutto chi è rimasto sveglio oltre il 75esimo minuto come non è riuscito al sottoscritto) e poi il Napoli di ieri avrà notato che si tratta di due sport diversi anche se va detto che quando si domina in modo così violento un avversario, quest’ultimo va lasciato inerme senza dargli alcuna possibilità nemmeno di pensare di poter riaprire la partita.