Oggi, otto marzo, in Italia e nel mondo si celebra la Giornata internazionale delle donne. Continuare a porre l’attenzione e a lottare contro le discriminazioni, le disuguaglianze e la violenza di genere – ancora e purtroppo largamente diffuse ad ogni latitudine – è, sicuramente, un dovere che la società civile deve rinnovare ogni anno e che, a dire il vero, non dovrebbe limitarsi solo a questo giorno.
Noi di Senza Linea, per la nostra rubrica Figli di Napoli, abbiamo allora deciso di ricordare, oggi, una delle figure femminili più importanti nella storia del giornalismo e della letteratura nazionale. Parliamo, per chi non l’avesse già intuito, di Matilde Serao, la quale nasceva proprio il sette marzo del 1856.
La giornalista e scrittrice napoletana è, non a caso, una personalità storica che ben si presta per il nostro piccolo intento di contribuire in questa giornata di celebrazione. Ella, infatti, è stata la prima donna d’Italia, non solo a distinguersi in qualità di redattrice, su Capitan Fracassa, ma addirittura a fondare e dirigere – insieme al marito, Edoardo Scarfoglio – dei quotidiani. Basti pensare che, nel 1892,dopo le parentesi de Il Corriere di Roma e Il Corriere di Napoli, ha dato vita al celebre giornale partenopeo Il Mattino, e poi anche, nel 1904, al prestigioso Il Giorno, dopo la separazione dal marito.
Ebbene, Matilde Serao, scavalcando i pregiudizi e le convenzioni, che all’epoca imbrigliavano pesantemente le donne, con caparbietà e tenacia, è riuscita ad ottenere diversi primati e a far conoscere il suo enorme talento, consegnandosi alla memoria imperitura.
Neppure episodi spiacevoli della sua vita privata – come il tradimento e la successiva separazione dal marito – sono riusciti a scalfirla nei suoi intenti e nelle sue passioni. Neppure gli sberleffi sulla sua fisicità, da parte dei cosiddetti “salotti buoni”, l’hanno mai arrestata o fatta vacillare, tanto è vero che, fino all’ultimo giorno, si è dedicata alla scrittura, morendo, nel 1927, a Napoli, proprio mentre era intenta a lavorare sulla sua scrivania.
La scrittrice, profonda conoscitrice della società del suo tempo, dalle sofferenze dei bassifondi della sua città alle mode e agli stili di vita dei signori, ha praticamente inventato un modo nuovo di intendere il giornalismo e di narrare la realtà, lodato e apprezzato da autorevoli personaggi quali, ad esempio, Giosuè Carducci e Benedetto Croce.
In aggiunta, al di là dei contributi strettamente connessi ai giornali, sue sono le novelle e i romanzi come, per citarne alcuni, La conquista di Roma (1885), Il romanzo della fanciulla (1886), Vita e avventure di Riccardo Joanna (1887) ma poi, ancora e soprattutto, Il ventre di Napoli (1884) e Il paese di cuccagna (1891), La virtù di Cecchina (1906), fino ad arrivare alla sua ultima opera, nel 1926, mors tua…romanzo in tre giornate.
Insomma, quello qui delineato, è solo un breve ricordo legato all’autrice e giornalista.
Ovviamente, siamo del parere, però, che l’esercizio della memoria non debba rimanere fine a se stesso e, dunque, con questo articolo, la nostra intenzione è, come si diceva, quella di proporre un modello al femminile da elevare ad insegnamento, il quale magari possa tornare utile per le nuove generazioni, per tutte e per tutti.
Noi tutti, infatti, dobbiamo sentire indispensabile il compito di costruire una società migliore, dove nessuno possa sentirsi ancora in diritto di poter limitare i sogni, la volontà e l’autodeterminazione delle donne.
Contro le retrive catene mentali e culturali del maschilismo, che purtroppo spesso ancora esistono anche nei paesi più evoluti, Matilde Serao e le tantissime donne della nostra Storia, siano un esempio di emancipazione da preservare e da emulare.
Grazie a loro, del resto, tanto è stato fatto, e sulla loro scia tanto si deve continuare a fare. Buon otto marzo!