La tragedia di Riccardo III
o della morte e altri inganni
dal The Life and Death of King Richard the Third di William Shakespeare
traduzione e adattamento Gianluca Bonagura e Elvira Buonocore
ideazione, scene e regia Gianluca Bonagura
con Edoardo Sorgente
aiuto regia Simone Di Meglio
disegno luci Andrea Iacopino
disegno sonoro Simone Battaglia
costumi Anna Verde
maschera Robin Summa
produzione falsepartenze teatro
in collaborazione con Casa del Contemporaneo e Nostos teatro
durata 60 minuti
Dopo il debutto al Campania Teatro Festival 2023, da venerdì 16 a domenica 18 febbraio (venerdì e sabato ore 20.30; domenica ore 18) arriva sul palco di Sala Assoli La tragedia di Riccardo III o della morte e altri inganni, riscrittura da Riccardo III di William Shakespeare di Gianluca Bonagura ed Elvira Buonocore, con Edoardo Sorgente ad interpretare il sanguinario personaggio scespiriano, per la regia di Gianluca Bonagura. La tragedia di Riccardo III – primo lavoro della compagnia falsepartenze teatro, realizzato in collaborazione con Casa del Contemporaneo e Nostos teatro – costituisce il primo capitolo della Trilogia degli scherzi infiniti, dedicata dalla compagnia alle opere del grande drammaturgo inglese. La riscrittura coglie Re Riccardo nella frazione di secondo che separa la vita dalla morte, quello che secondo il Bardo Thodol, il libro tibetano dei morti, è il bardo, ossia l’attimo in cui si ha la possibilità di rivivere tutta la propria vita. Costo del biglietto per gli spettacoli: intero 18 euro; ridotto 14 euro Per info e prenotazioni:345 467 9142 – assoli@casadelcontemporaneo.it
Nel Bardo Thodol, il bardo viene indicato come lo stadio intermedio che l’anima cosciente vive dopo la morte o meglio, tra la morte e la rinascita. Secondo questa teoria, dopo la morte: «la mente rimane nella continuazione della vita appena conclusa. Si ritorna nei posti e dalle persone conosciute, apparendo immediatamente in qualsiasi posto si pensi». In questa riscrittura, il protagonista assoluto è il tempo: Riccardo vuole sempre di più e ha fretta di averlo. Perché? Perché non c’è tempo. O meglio lui sa di non averne abbastanza. E, in particolare, si tratteggia l’assillo della morte: il disegno che ne viene fuori si muove sottile nel tracciare la lotta di Riccardo con il destino e il suo gioco sulla scacchiera del mondo. Quel mondo in cui la deformità è interiore; dove l’ambito trono altro non è che la ricerca concreta di un riconoscimento unanime della sua bellezza: Riccardo vuole essere amato. Le trame che lo conducono alla ricerca di questo amore sono fitte di omicidi e assassinii. E il riconoscimento, la corona, il trono, anche quando arrivano non hanno il sapore che lui immaginava o forse intimamente desiderava che avessero.
«Dal punto di vista drammaturgico, raccontare l’attimo della morte di Riccardo — spiegano Bonagura e Buonocore — significa sovvertire la logica del classico flusso narrativo temporale e approdare ad nuovo spazio/tempo, quello della memoria, del sogno, quello in cui le illusioni sono più vive, dove le finzioni sono palpabili e si riesce a toccare con mano l’ambizione segreta, il diniego, lo sforzo, l’abnegazione di un personaggio umano così umano da sentirlo profondamente vicino a noi, al nostro vivere, alla nostra epoca. Un’epoca segnata dal dilagare del capitalismo, basata e costruita sull’arrivismo sociale e in cui l’ombra del fallimento echeggia sulle teste di tutti come uno spettro. Dove i veri fantasmi hanno corpi vivi e pensieri superbi, voci docili e denti affilati. A questo macro-tema si legano altre tematiche più sottili, presenti ma visibili in filigrana, come quella dell’esclusione e del fallimento. Riccardo è un escluso e in quanto tale fa di tutto per rientrare nella cerchia degli eletti, la sua brama di potere è anzitutto figlia di una rivalsa sociale e quindi familiare».